Partorire dopo i 50 anni si può? Sì. Nei secoli è già stato dimostrato innumerevoli volte da madre natura, senza l’intervento dei medici. Nella quotidianità è ancora più frequente grazie all’utilizzo delle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), o semplicemente fecondazione assistita. Nonostante sia una scelta del tutto personale, le donne che optano per essa sono spesso vittime di giudizi e discriminazioni non solo da parte di parenti, amici e colleghi, ma anche da un grande numero di medici.
L’argomento è stato oggetto del dibattito “Il Tempo della Nascita”, all’interno del Collegio delle Ostetriche di Torino e Asti. La presidente Maria Cristina Baratto ha invitato diversi professionisti per parlare di cosa succede quando una donna rimane incinta in “tarda età”, offrendo un momento di riflessione e chiarimento sui diversi aspetti che coinvolgono questa scelta: filosofici e culturali, non solo sanitari.
“Partorire dopo i 50 anni può essere una scelta molto consapevole, fatta quando l’individuo ha raggiunto una maturità psicologica e, in certi casi, anche economica che prima non aveva”, dichiara Maurizio Balistreri, Filosofo e Ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. I rischi per madre e nascituro, spesso citati come fattori fondamentali per evitare una gravidanza dopo i 45 anni e i limiti di età per la fecondazione assistita che gli ospedali pubblici dovrebbero darsi, sono messi in discussione da Balistreri.
A dimostrare che una gravidanza dopo i 50 anni può avere un lieto fine è l’ostetrica Carmen Andrina, 55 anni e mamma di due gemelle di 2 anni: “Non è una passeggiata, è difficilissimo, ma è un’esperienza che consiglio a chiunque abbia il desiderio di farlo: se esiste l’amore e il coraggio, è possibile”. Ballando la rumba, Carmen ha trovato nel suo partner il vero amore. Lei e il marito Fabrizio furono campioni italiani nel 2014, nella categoria 35/45 aa.. Insieme hanno deciso di provare ad avere un figlio (lei aveva già una figlia, adesso 23enne). Dopo soltanto tre mesi di cura ormonale è rimasta incinta. Alla 33° settimana di gravidanza, Carmen ha dovuto fare il cesareo, ma le bambine stavano bene e respiravano già autonomamente. “Purtroppo la discriminazione l’ho vissuta, anche da colleghe” – racconta.
La situazione è ancora più complicata in Italia quando si parla di donne straniere, come racconta Chiara Fortunato, Vice Presidente dell’Associazione Almaterra di Torino: “Tra loro la probabilità di avere una gravidanza in tarda età è molto minore, per alcune culture questa è una realtà molto lontana.” Lo conferma Laura Mazzoli, Bioeticista della stessa Associazione Almaterra, ricordando che è importante osservare come ognuno è abituato a guardare qualsiasi situazione soltanto dal proprio punto di vista. Invece le prospettive e i vissuti cambiano, a seconda del periodo e della storia di vita di ciascuno. “Quando ero bambina, avere una madre di 31 anni come la mia era un po’ strano; le altre mamme avevano tra 18 e 22 anni”, racconta. “Quindi tra 20 anni, una situazione che ora sembra anomala potrebbe diventare normale.”
A ribadire l’importanza di rispettare l’individualità è stata la Ginecologa Grazia Oberto. Dal punto di vista medico, secondo lei, se una donna oltre i 50 anni è ancora fertile e concepisce naturalmente vuol dire che il suo corpo è in grado di farlo e di portare avanti questo avvenimento, compresa la crescita del bambino. Oberto ricorda che uomini e donne sono completamente diversi da questo punto di vista: la donna è programmata per avere un’età fertile limitata, cosa che si allunga di molto per gli uomini. “Bisogna lavorare sulla consapevolezza di quello che comporta avere un figlio e lasciare perdere il giudizio.”
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