C’è un posticino magico, nascosto tra le mura di un edificio in Via Vanchiglia 3, a Torino; un Archivio, che è anche una Biblioteca, ma che nonostante il via vai continuo è accogliente come una Casa. Si tratta dell’Archivio delle Donne in Piemonte (ArDP), che raccoglie al suo interno una meravigliosa collezione di documenti storici, testimoni cartacei dei sorprendenti percorsi di vita che donne (stra)ordinarie hanno realizzato. L’ArDP è un dono collettivo, che purtroppo non molti conoscono. Fondato il 7 giugno 2006 da un gruppo di donne aderenti a diversi movimenti femminili e femministi, ha come scopo ultimo quello di conservare, tramandare e dare nuova vita a tutti quei documenti che riguardano le donne, che troppo spesso vengono sommersi e dimenticati nell’indifferenza più totale. Ciò che conta di più è che resti vivo e vitale l’operato delle donne del passato e che nessuna di esse venga destinata al dimenticatoio. Al contrario, il passare del tempo deve aiutare ad approfondire alcuni aspetti cruciali di queste vite straordinarie. Proprio all’ArDP, venerdì 5 Ottobre, è stata inaugurata una mostra interamente dedicata alla figura di Maria Teresa Battaglino.
Basta recarsi in Via Vanchiglia 3, salire le scale fino al primo piano per trovare una porta con un cartello insolito: “Làadan”. Questo nome, mi spiega Anna Cagna (co-presidente dell’ArDP), racchiude tre associazioni: l’Archivio delle Donne in Piemonte, la Casa delle Donne e il Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile (corredato da una splendida Biblioteca).
Durante la visita della mostra mi si apre un mondo. Trovare un unico termine per definire un personaggio come Maria Teresa Battaglino, non è assolutamente possibile, e in fondo, sarebbe riduttivo. Nata a Bra (CN) il 17 febbraio del 1936, Maria Teresa ha sempre dimostrato un fortissimo slancio verso gli studi sociali, le metodologie di educazione, l’integrazione, l’organizzazione dei servizi dedicati ai disagi psichici, e poi ancora la violenza sulle donne, l’aborto, e la formazione dei consultori. Insomma, un personaggio senza dubbio dotato di numerose sfaccettature e interessi, tutti, però, rivolti al raggiungimento di un benessere comune e condiviso.
Negli anni ‘60/’70 quando si parlava di “integrazione per gli immigrati”, si faceva riferimento a quei gruppi sociali che emigravano dal Sud Italia, al Nord. Un punto di vista sicuramente molto diverso da quello odierno, eppure anche all’epoca servivano ed erano necessari dei progetti di accoglienza e di integrazione. Maria Teresa Battaglino fu una sfrenata attivista anche in questo senso, attraverso la realizzazione di progetti e ricerche volte allo svolgimento di attività di educazione degli adulti e azioni partecipate sulla tematica dell’istruzione e della salute.
Tra tutte le cause sopra citate, però, il punto su cui Maria Teresa Battaglino sviluppa maggiore sensibilità è senza dubbio quello femminile: già negli anni ’60 viene in contatto con collettivi e gruppi femministi, dedicandosi al rapporto con le donne nelle fabbriche e nei quartieri, instaurando una rete di condivisione e di aiuto per donne vittime di molestie sul lavoro, violenze, difficoltà e problemi familiari. Sempre nell’interesse di creare iniziative economiche autorganizzate, si fa promotrice negli anni ’90 delle prime discussioni per la realizzazione di un Centro Interculturale delle Donne a Torino, che si realizzerà più tardi nel 1993 con la nascita del progetto Alma Mater. Il Centro Interculturale Alma Mater ha tutt’oggi sede in Via Norberto Rosa, a Torino; si tratta di un luogo di accoglienza per le Donne immigrate, finalizzato all’integrazione.
Non solo lotta femminista, ma anche fervore per la questione degli Ospedali Psichiatrici. Qualche anno prima infatti, verso la fine degli anni ’70, la città di Torino la vede in prima fila durante l’occupazione dell’Ospedale Sant’Anna e dell’ex Manicomio Femminile di Via Giulio, edificio che nel 1979 diventerà simbolicamente la prima sede della Casa delle Donne di Torino. Ancora prima, nel 1974, Maria Teresa è impegnata come assistente sociale presso il manicomio di Collegno, e vivrà in prima persona l’approvazione della Legge Basaglia del 1978, che sancirà la chiusura definitiva di tutti i manicomi. Ispirata da questa esperienza, pochi anni dopo terrà un corso di 150 ore sul tema Donne e salute mentale.
Il lavoro della Battaglino, però non fu rilevante solo per il nostro territorio. La sua spinta per l’uguaglianza sociale, la fece arrivare fino in Niger, Mali e Senegal. Il Mali, soprattutto, la ospiterà a più riprese negli anni che vanno dal 1987 al 2000.
Come spiega durante l’inaugurazione Elena, curatrice e organizzatrice della mostra, il percorso sulla Battaglino è stato costruito accostando temi diversi per mettere in campo nuove esperienze: emigrazioni, chiusura dei manicomi, lavoro e formazione, tutte tematiche collegate alla vita di questa donna straordinaria, che ha lasciato un fortissimo segno nella comunità torinese. La commozione del suo ricordo traspare soprattutto dagli interventi delle donne che, proprio lì, all’ArDP l’hanno conosciuta e si sono lasciate ispirare dalla sua grinta e dal suo operato.
La mostra, in particolare, è dedicata a tutte le persone che ancora non conoscono Maria Teresa Battaglino e che vorrebbero farlo. È possibile visitarla fino al 9 novembre 2018, il Lunedì, il Martedì e il Mercoledì dalle 15.00 alle 18.00, il Giovedì e il Venerdì dalle 10.00 alle 13.00.
Si tratta sicuramente di un esempio lampante della forza profonda e del carisma che certe donne possono avere, ma che in realtà noi tutte ci portiamo dentro inconsapevolmente.