Con il termine del primo quadrimestre del primo anno della scuola media e la consegna della prima pagella di questo nuovo ciclo d’istruzione, ragazzi, genitori e insegnanti stilano i primi bilanci sull’andamento scolastico.
Non sempre i voti dipendono in modo direttamente proporzionale all’impegno, allo studio e alla comprensione dei concetti alla base delle materie insegnate.
L’inizio della scuola media rappresenta un momento di transizione difficile da gestire per ragazzini non ancora consapevoli della loro adolescenza, con tutto ciò che questo comporta. La gestione di questo momento riguarda anche i genitori che, talvolta riversano aspettative enormi sui propri figli. Magari abituati a voti altissimi alle elementari, credono che sarà facile abituarsi al carico di studio della scuola media.
La realtà potrebbe essere ben diversa.
Il rendimento scolastico potrebbe essere insufficiente per molte cause.
Ci facciamo aiutare dalla dott.ssa Barbara Iazzolino, psicologa, psicoterapeuta esperta in neuropsicologia adulti ed età evolutiva,
A capire quali potrebbero essere le cause di una brutta pagella.
Non è semplice identificare le cause di un rendimento insufficiente, purtroppo esse sono molteplici e talvolta difficili da comprendere. Dietro un rendimento scolastico insufficiente non vi sono necessariamente dei deficit cognitivi, ma vi possono essere delle difficoltà nel comprendere le proprie strategie per raggiungere gli obiettivi prefissati, così come difficoltà emotive.
Ad oggi si parla molto, e talvolta anche a sproposito, di DSA, BES e difficoltà di apprendimento, ma come dice il termine stesso si tratta di “difficoltà” e non di “deficit”.
Ciò è indicativo della necessità di trovare dei supporti, delle strategie per raggiungere gli obiettivi scolastici prefissati senza subire sconfitte e senza demotivazioni.
Dalle scuole elementari alle scuole medie temporalmente ci sono solo 3 mesi. Praticamente e soprattutto, psicologicamente ed evolutivamente, è un lasso di tempo di gran lunga maggiore. I ragazzi passano da bambini o poco più a pre-adolescenti.
Con lo “sbarco” in prima media, incontreranno nuove amicizie, si formeranno nuove simpatie e antipatie, ma soprattutto conosceranno nuove materie e nuovi insegnanti.
Da settembre a gennaio, il passo è breve, brevissimo ed ecco che in 4 mesi lo studente deve aver conosciuto e catalogato i propri compagni di classe e i propri insegnanti. Deve aver appreso informazioni nuove e averle apprese con un buono, anzi no, un ottimo rendimento.
Nel raggiungere gli obiettivi scolastici si attivano al contempo fattori cognitivi e fattori emotivi. Occorre adattarsi ad ambienti, situazioni, metodiche e concetti nuovi, senza farsi inibire da nuovi compagni, nuovi sguardi, nuovi giudici.
Gli insegnanti talvolta possono essere percepiti non solo come coloro che insegnano, ma anche come coloro che giudicano e il voto non viene associato alla prestazione, bensì diviene il valore assoluto del ragazzo.
È quindi, facile comprendere come, a causa di questa identificazione, le verifiche siano vissute con un’ansia tale da procurare vari disagi: notti insonni, somatizzazioni, ecc… con risultati spesso non proporzionali all’impegno dedicato allo studio.
Come affrontare la situazione?
Come si diceva in precedenza, comprendere le ragioni di determinati voti può essere complesso. Tuttavia, è una riflessione necessaria da parte dei genitori, chiamati a ricercare la motivazione profonda di una “pagella diversa” da quella attesa.
Mamma e papà devono supportare e non giudicare o colpevolizzare il ragazzo. Allo stesso modo non va colpevolizzato neppure l’insegnante.
E se nostro figlio soffrisse di ansia da prestazione, cos’è?
Anche nel caso di un disagio emotivo, quale l’ansia da prestazione, piuttosto che un senso di assoluta inadeguatezza, è necessario che il ragazzo venga ascoltato dal proprio genitore, affinché possa affrontare tale disagio, non solo per avere nel quadrimestre successivo dei buoni voti ed una pagella migliore.
L’obiettivo è piuttosto, quello di aiutare il proprio figlio ad affrontare le difficoltà della vita e permettergli di raggiungere le mete che desidera.
Occorre inoltre, chiedersi se la cosiddetta “ansia da prestazione” non sia, in realtà, indotta da aspettative genitoriali che partono da lontano; per esempio dalle fantasie costruite intorno al futuro del figlio o all’identificazione in un modello ideale.
Cosa dire di fronte ad una pagella che ci aspettavamo diversa? Quali invece le frasi da evitare?
Non vi sono specifiche parole per affrontare l’arrivo di una “pagella che ci aspettavamo diversa”, ossia migliore. Certo sarebbe meglio evitare aggettivi o frasi che colpevolizzino il ragazzo, soprattutto se non conosciamo le cause dei voti che non soddisfano aspettative più o meno esplicite. Se nella foga o nella delusione momentanea uscissero parole improprie è fondamentale che, poco dopo, ci si renda conto di quanto detto e si chieda scusa al proprio figlio, lo si ascolti senza pregiudizi o preconcetti, per aiutare lui in prima battuta e aiutare noi stessi a diventare genitori migliori.
Pronunciare in questa occasione frasi giudicanti o epiteti mortificanti, possono solo ledere l’autostima del ragazzo e sicuramente non lo incentivano a migliorarsi. Non sono utili a incentivare l’autostima neanche i paragoni tra sé ed il proprio figlio, tra i diversi figli, tra il proprio figlio ed il figlio altrui.
Sicuramente ciascun genitore vorrebbe vivere la pagella del proprio figlio come un momento di gioia e soddisfazione. Se i voti non soddisfano le attese non significa che il ragazzo sia poco intelligente o non dedichi abbastanza tempo allo studio o ancora che non possa avere davanti a sé un futuro brillante.
Cerchiamo di comprendere, chiedendogli come poter essere di supporto o spronarlo a migliorare. Quali sono i suoi sogni per il futuro? Cosa si aspetta da sé stesso? Cosa si aspetta dai suoi genitori? Ricordiamoci che i nostri figli non devono mai perdere la stima di sé stessi.
Daniela Filippini e Luciana Spina