La donna del mese di dicembre della nostra rubrica “Lo Specchio di Venere” non può non essere Marta Cartabia. Da oggi siede sulla poltrona più alta della Corte Costituzionale e resterà in carica fino a settembre 2020.
Per la prima volta nella storia dell’Italia, viene nominata Presidente della Corte Costituzionale una donna. Ne siamo orgogliose perché si tratta di una donna preparata e attenta, costituzionalista e madre di 3 figli.
Marta Cartabia, milanese e laureata in Giurisprudenza, ha alle spalle una lunga attività di ricerca negli USA e all’Università Statale di Milano.
Un curriculum invidiabile
Diviene docente universitario prima associato e poi ordinario all’Università di Verona. Ottiene la Cattedra di Diritto Costituzionale alla Bicocca nel 2014.
Nel frattempo, tiene numerosi corsi in varie università italiane ed europee. Scrive saggi e manuali. Ricopre diverse volte la direzione di riviste di settore sia nazionali che internazionali. È co-fondatrice de Italian Journal Public of Law, la prima rivista giuridica italiana completamente in lingua inglese.
Ha partecipato alla Commissione Europea dei Diritti Fondamentali e all’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali. Dal 2017 è membro sostituto della Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto.
Nel 2011 il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nomina Marta Cartabia giudice della Corte Costituzionale e dal 2014 ne diviene Vice Presidente.
Recentemente è stata il giudice relatore nella questione di legittimità costituzionale tra la Legge della Regione Molise e la legge dello Stato sull’ammissione a scuola dei bambini non vaccinati, decidendo per l’illeggittimità della norma regionale. Un po’ più indietro ha relazionato sui contrasti tra norme finanziarie esaminando questioni legate ai bilanci regionali.
Ieri la svolta: Marta Cartabia assume la presidenza della Consulta, previa votazione unanime.
Ha dichiarato di essere felice di fare da apripista. Noi però, abbiamo un rammarico: la brevità del suo incarico. Troppo poco il tempo per dare una svolta di uguaglianza ad un paese in cui le 9 società gestite da Cassa Depositi e Prestiti non hanno donne ai vertici.
Purtroppo, non basterà neppure il suo esempio per impedire che vengano, di nuovo, bruciati i nomi di donne meritevoli di ricoprire le cariche più importanti dello Sato.
Fonte immagine e informazioni www.iodonna.it