Durante l’emergenza sanitaria causata dal Covid 19, una cosa non si è fermata: la vita. Sì, perché i bambini nel grembo delle loro madri c’erano già prima che dirompesse il virus e il parto di queste donne non si poteva certo fermare come tutto il resto.
Questi neonati sono venuti alla luce quando gli ospedali si stavano ancora attrezzando a fronteggiare la pandemia oppure nel pieno del lockdown e stanno nascendo anche se non siamo fuori dall’emergenza. Sono loro la vera essenza della vita. Sono la vera ripartenza e la speranza per il futuro. Sono il futuro stesso.
Così, abbiamo chiesto a Mamma Raffaella di raccontarci come è stato
Il suo parto ai tempi del coronavirus.
Raffaella può effettivamente fare il confronto perché ha avuto Lorenzo nel 2018 ed è diventata mamma di Rachele lo scorso 3 maggio.
Così le ho chiesto di raccontarci come è stato convivere con le misure di prevenzione alla diffusione del virus adottate nel reparto di maternità. “Le partorienti del Sant’Anna sono ben seguite e controllate, ma sono sole perché non possono assolutamente ricevere visite. E ci siamo aiutate tra di noi: chi stava meglio aiutava chi non poteva muoversi, chi aveva più acqua la dava a chi l’aveva già finita… È stata bella questa solidarietà in un momento così delicato e difficile.” – racconta la nostra amica.
Il disinfettante era presente in ogni punto dell’ospedale. Era sempre tutto pulito e igienizzato.
Le mamme sono obbligate a indossare la mascherina e a igienizzare le mani quando si spostano dalla stanza assegnata in altri luoghi dell’ospedale per fare esami e controlli.
Travaglio in solitudine
In più, si preparano al parto da sole perché le misure anti contagio non prevedono l’assistenza dei papà durante il travaglio. “Mio marito è stato chiamato solo quando eravamo già in sala parto e dopo la nascita della bambina è potuto stare solo un’ora. Poi via, l’abbiamo rivisto quando è venuto a prenderci per andare a casa.” – dice Raffaella.
Mentre mi mostra via WhatsApp la piccola Rachele aggiunge: “Sai il parto con la mascherina è stato il meno rispetto a tutto il resto. La cosa che ho sofferto di più è stato non poter vedere nessuno perché sono stata ricoverata diversi giorni prima del parto. Sai la lontananza e la mancanza degli affetti in questi casi si fa sentire troppo forte.”.
Raffaella e Rachele stanno bene e la vita ha vinto ancora una volta!