Gloria Jean Watkins, meglio nota come bell hooks, nasce il 25 Settembre 1952 ed è una delle autrici e pensatrici contemporanee più interessanti del mondo moderno.
Proveniente da una famiglia del Kentucky appartenente alla classe operaia, cresce e vive la scuola al tempo della segregazione razziale. Conclude gli studi con successo, iniziando la carriera di insegnante nel 1976 come docente di inglese e di studi etnici presso l’University of Southern, in California.
Durante il periodo che trascorre qui, viene pubblicato il suo primo libro, sotto lo pseudonimo di bell hooks, che mette insieme il nome di sua madre (bell) e quello di sua nonna materna (hooks), evidenziando l’importanza della sua stessa discendenza femminile.
La particolarità di questo pseudonimo sta nel fatto che sia riportato tutto in lettere minuscole: scelta tutt’altro che causale. Vuole rimarcare la poca importanza della sua identità, rispetto al contenuto profondo dei suoi libri.
Il linguaggio secondo bell hooks
bell hooks, infatti, è molto attenta al linguaggio e all’uso che se ne fa: «La lingua è anche un luogo di scontro. Noi siamo uniti nella lingua, viviamo nelle parole. La lingua è anche un luogo di lotta. Avrei il coraggio di parlare all’oppresso e all’oppressore con la stessa voce?».
Queste affermazioni compaiono nella raccolta “Elogio del margine” contenente dieci saggi pubblicati a partire dal 1991. Questa raccolta identifica in maniera molto evidente, il legame critico esistente tra discorso di genere e discorso di razza, considerati entrambi come sistemi di dominio che si sostengono vicendevolmente.
La relazione tra razzismo e sessismo viene infatti, analizzata nella sua essenza più profonda, a partire dalle rivendicazioni delle femministe afroamericane degli anni ‘70, le cui voci denunciano l’esigenza di ottenere una loro specifica visibilità, basata sia sul sesso che sulla razza. Tali riflessioni spingono bell hooks a mostrare come razzismo e sessismo siano effettivamente sovrapponibili e interconnessi e permeino il tessuto sociale creando una vera e propria cultura di dominio.
Cos’è il “margine”?
Ma che cosa s’intende per quel “margine” menzionato nel titolo della raccolta? Come esaurientemente spiegato da Eleonora Missana nell’introduzione dell’antologia “Donne si diventa – Antologia del pensiero femminista”: «Con margine bell hooks intende il luogo concreto e simbolico dell’emarginazione e/o dell’esclusione dei neri ai confini e al di fuori del centro rappresentato dalla comunità bianca dominante.»
Il margine è definito da bell hooks proprio a partire dalla sua infanzia, basata su una realtà fatta di baracche e degrado e vissuta lontano dal mondo dei bianchi fatto invece, di abitazioni dignitose, strade e negozi.
È proprio da questo margine, secondo bell hooks, che ci si può e ci si deve rialzare. È necessario trasformare il margine in un luogo di resistenza, un espediente fondamentale per la nascita di un pensiero critico che favorisca la lotta di liberazione tanto dei neri dall’oppressione razziale, quanto delle donne dal sessismo imperante.
Riflessioni, queste, che continuano a toccarci molto da vicino e ci permettono di intuire l’importanza di un cambiamento radicale di alcuni aspetti della nostra società.