Uso sempre il cuore, in tutte le cose che faccio. Dicono che con la razionalità si ragioni meglio, ma il mio cuore ha il primo posto in tutto. Quando non lo lascio libero, scalpita per uscire come un gatto nel sacco, anzi come un cuore nel sacco.
Ho sofferto in amore e in amicizia, ma non mollo e porto avanti con orgoglio la bandiera della sensibilità e della gentilezza. Il cuore deve essere libero, sempre. Libero di amare, di sognare, di vivere e anche di sbagliare.
“Sei l’Avvocato delle cause perse!” dice mio padre. Le mie argomentazioni di difesa però, sono fenomenali. Non vorrei essere diversa, almeno non per questo aspetto, perché per me il cuore è il motore del mondo. Mia madre mi ha sempre spronato ad essere un po’ più egoista, un po’ meno “spugna“, ma la mela non cade lontana dall’albero. E lei ha dei rami lunghi e forti, che arrivano in alto.
La donna spaventapasseri
Tanti anni fa, quando ero piccina, forse avrò avuto forse 7 o 8 anni, ero ad una festa di matrimonio con i miei genitori. Una bellissima festa, ricordo ancora le corse fatte in quel parco dove c’era il ristorante. Eravamo in tanti: bimbi, cugini e figli di amici. Passammo il pomeriggio a giocare e il cuore ci batteva all’impazzata. Instancabili e curiosi, perlustrammo tutti gli angoli di quel giardino e nel tardo pomeriggio ci sedemmo su una panchina, per riposare e chiacchierare. Appena fuori la cancellata del parco, c’era una donna, sola, vestita troppo per la temperatura di quella giornata. Era una domenica di giugno e il sole splendeva caldo e fiero.
Ci avvicinammo tutti insieme, incuriositi perché la “donna spaventapasseri” (così la soprannominammo) era intenta a dare da mangiare ai colombi che la circondavano.
C’è un cuore nel sacco. E’ il mio e lo regalo a chi lo merita
Pescava il pane da quel sacco con amore, ricordo che le brillavano gli occhi. “C’è un cuore nel sacco. E’ il mio e lo regalo a chi lo merita” ci disse strizzando l’occhio.
Noi però, vedevamo solo pane secco. “Loro hanno fame, così mangiano qualcosa. Io non posso masticare il pane secco, ho problemi ai denti”. Ci raccontò la sua vita, la ascoltammo a bocca aperta.
“In questo sacco c’è il mio cuore, me lo sono sentito dire così tante volte che ora ci credo, ed è vero!” – disse la donna.
Allungammo il collo per sbirciare nel sacco. “I miei figli sono grandi, io sono rimasta sola. Mi hanno detto che ho chiuso il cuore nel sacco e ho stretto forte il laccio. Forse è vero. Ho smesso di amare dopo aver perso mio marito. Ma voi siete ancora piccoli per capire”. Ci guardavamo e in effetti non capivamo.
Corsi al tavolo nel ristorante e senza farmi vedere riempii un cestino con tutto quello che trovai – di morbido – da mangiare. Le sporsi il cesto, allungò la mano per prenderlo, le sue unghie erano curate, ma con le dita curve e tremanti. “Che cuore grande che hai” mi disse.
“Chi semina gentilezza raccoglie amore, prima o poi” – aggiunse. Mangiò il pane, lentamente. Mangiava e piangeva.
Il cuore cambia forma
Eravamo rimaste in tre, attaccate alla cancellata a guardare ed ascoltare i racconti di quella donna. Dopo di me anche le mie amiche presero del cibo e lo portarono chiuso in un tovagliolo. La donna sorrise, era emozionata. “Dove sono ora i tuoi figli, i tuoi nipoti? Perchè sei sola?” chiedemmo a turno. Pianse di nuovo, buttò altro pane a terra per i piccioni e ci salutò andando via.
Restammo in silenzio per un po’, sedute su una delle panchine del parco. Raccontammo di lei ai nostri genitori. Qualcuno di loro ci sgridò, altri ci abbracciarono. Ricordo la sensazione che provai, il cuore mi batteva forte. Non capivamo quelle lacrime, la signora spaventapasseri aveva pianto e ci aveva spiazzato.
Da quel giorno ogni volta che vedo qualcuno pescare del pane secco da un sacco per darlo ai piccioni, ripenso a quella donna. Il cuore è forte, rompe gli argini come il mare. E se viene chiuso in un sacco, trova sempre il modo di uscire. Cambia forma, ma resta amore.
Bum, bum, bum.