Questa estate sono tornata in quei luoghi in cui da bambina trascorrevo le vacanze estive e ho deciso di far assaggiare a mia figlia la stessa libertà. Si è rivelato un tuffo nel passato più spensierato e leggero della mia vita. È stata l’estate dei ricordi.
Ero solita andare a trovare i nonni in due piccoli paesi della Daunia e della valle del Fortore, una o due settimane da una parte e una o due settimane dall’altra, senza neppure un giorno di mare.
Su e giù per quelle salite e discese continue, a me, cittadina fino al midollo, tutto sembrava così diverso e un po’ strano. Le persone sedute fuori casa a chiacchierare, le brioches giganti e ripiene davvero, i giochi in strada e tirar tardi la sera era inusuale.
Era bello!
Ovunque andassi e aprissi una porta, si spalancava un sorriso.
Potevo andare dove mi pareva. Stare fuori casa: all’aperto a giocare, a chiacchierare e passeggiare con le amiche, scoprire luoghi, profumi e sapori senza rigide e inderogabili prescrizioni genitoriali, lì era possibile.
Se le porte erano già aperte invece, era facile attaccare bottone, ricevere un dolcetto o cogliere la scusa per un altro giro chissà dove.
L’estate dei ricordi attraverso i suoi occhi
Così mia figlia questa estate ha fatto lo stesso. Ha giocato in strada, dove il pallone rotolava sempre troppo velocemente e troppo in giù per le stesse discese in cui io mi sbucciavo le ginocchia.
Si è arrampicata per raccogliere la frutta per mangiarla senza preoccuparsi più di tanto e ripararsi da sguardi indiscreti.
È andata da zie e cugini da sola ed è uscita la sera comprandosi esattamente tutto quello che io vieto accuratamente.
Niente orari e nessuna abitudine da rispettare. È stato un assaggio di libertà.
È stata l’estate dei ricordi da rivivere attraverso di lei riscoprendo il sapore della leggerezza e della libertà.
E’ stato bellissimo vederla così spensierata e felice.
Tutto era nuovo e alla sua portata. Ogni cosa era incredibilmente semplice e catturabile.
Era piena di gioia.