Ieri pomeriggio sono stata un’inviata speciale: mi sono recata in visita al Campo Nazionale degli Scout Laici del C.N.G.E.I. (Corpo Nazionale Giovani Esploratori/Esploratrici Italiani/e) in corso a Vialfrè (TO), dove ho avuto il piacere di incontrare e ascoltare Don Ciotti.
Don Luigi Ciotti è arrivato a visitare il campo nel primo pomeriggio, fermandosi a lungo a parlare con i capi per vedere le attività, i laboratori di arti e mestieri e le costruzioni realizzate dagli esploratori.
I giovani esploratori sono i veri protagonisti di questo campo in quanto sono ragazzi nella fascia d’età dai 12 ai 16 anni accorsi da tutta Italia per esplorare soprattutto le relazioni umane. Don Ciotti si è fermato a parlare con loro per indagare ancora la loro voglia di relazione.
Le parole del fondatore del Gruppo Abele e di Libera mi hanno colpito moltissimo. Ho potuto assistere al discorso per il gruppo dei Rover (ovvero ragazzi/e nella fascia d’età che negli Scout va dai sedici ai diciannove anni) e per le risorse adulte del Campo. Questo intervento è stato introdotto da alcune domande poste dai Rover che, nei giorni precedenti, si sono preparati alla sua visita informandosi sulla sua vita e sul suo operato. Alcuni ragazzi provenienti da Molfetta, Bologna e Catania, gli hanno chiesto come è iniziato il suo percorso e soprattutto come è riuscito a creare una associazione così grande e importante su tutto il territorio italiano. Don Ciotti ha voluto subito chiarire il concetto di gruppo, perché Libera fa parte del Gruppo Abele e si chiama in questo modo poiché è un gruppo, ovvero un NOI, non un IO.
La forza è nel gruppo perché dove non può arrivare una persona può arrivare l’altra.
Ha parlato di temi molto forti: il cambiamento, la diversità e la democrazia, partendo da un aneddoto della sua vita e di come alcuni incontri possono cambiare la propria esistenza in modo totalizzante, sia in positivo sia in negativo.
Ha spiegato che non avrebbe mai pensato di realizzare tutto ciò che ha fatto fino ad oggi, ma ha iniziato a darsi da fare nelle strade, in prima persona, con gli ultimi, i più disperati. Ha cominciato con un piccolo gruppo di collaboratori insieme ai quali ha tolto dalla strada 4000 persone fra drogati, prostitute e persone emarginate dalla società. Da allora le dipendenze sono cambiate: prima l’eroina, poi l’alcol, le droghe sintetiche fino ad arrivare ai giorni nostri in cui occorre strappare le persone dalle dipendenze più “moderne” del gioco d’azzardo e da internet.
Gli è stato chiesto da una ragazza quanto avesse influito la religione sul suo percorso e se si potesse fare altrettanto nella laicità, tema fondamentale per il C.N.G.E.I.. La risposta di Don Ciotti è stata davvero straordinaria: “Dio non è cattolico, Dio è di tutti e parla con tutti”.
I suoi riferimenti sono sempre stati e rimarranno il Vangelo e la Costituzione che ha accostato per il loro essere contro la guerra, l‘ignoranza, il fascismo e il razzismo.
Ha parlato di una “democrazia pallida” in Italia poiché un Paese in cui si parla da decenni di mafia senza riuscire a sconfiggerla non si può considerare davvero un paese libero, senza contare la disoccupazione e la povertà dilagante.
Il giovane pubblico (4600 i partecipanti al campo provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Polonia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Israele) si è mostrato attento al discorso di Don Ciotti perché ha toccato la sensibilità di tutti soprattutto nel dire: “Non mi interessa chi sia Dio ma sapere da che parte sta” – scuotendo le coscienze di tutti ad avere coraggio per spendersi a costruire una società del noi.
Ci vuole coraggio per cambiare il mondo, ma non si può iniziare questo cambiamento con la delega agli altri perché delegare non significa fare.
Ognuno fa quello che può
Don Ciotti conclude il suo intervento con un messaggio di speranza che desidero condividere con voi: “La speranza deve essere di tutti. La vita senza coraggio è meno vera e meno viva”.