Invenzione del reggiseno: da simbolo di femminilità a strumento di protesta

La invenzione del reggiseno è uno dei primi traguardi nel cammino verso l’emancipazione femminile e non solo. Il reggiseno urla “Sono una donna ormai”. Lo si dice sentendosi adulte e lo si indossa per dimostrarlo. Vanità o necessità?

Nell’antichità le donne usavano delle fasce di cuoio che comprimevano il petto e nascondevano le forme più prorompenti in quanto non opportuno mostrarle.

Tra le cortigiane romane invece, si faceva a gara a chi riusciva a mostrare di più il seno e ad attirare le attenzioni degli uomini.

Nel 1600 il corsetto, con le sue rigide stecche, toglieva il fiato alle poverette che lo indossavano. Non è mai stata una passeggiata vestire questo capo intimo femminile.

Spesso le regole della società o “la moda del momento” hanno prevalso sulla comodità, a cui la invenzione del reggiseno fa riferimento.

Nel 1907 la rivista Vogue fu la prima ad utilizzare la parola “reggiseno”.

Nel 1912 una ricca ereditiera americana di New York, Mary Phelps Jacobs, diciannovenne estroversa e creativa (aveva almeno 3 nomi con cui si faceva chiamare) era ansiosa di partecipare al ballo delle debuttanti e fare colpo su un miliardario. Ci voleva andare con un abito molto scollato, ma il corsetto che si usava al tempo sarebbe sicuramente spuntato fuori dalla scollatura. Ebbe quindi, un’idea semplice, ma rivoluzionaria: prese due fazzoletti, li imbottì con dell’ovatta e li unì con un filo di raso. Al ballo indossò sotto al suo vestito questo accessorio creato artigianalmente ed ebbe un successo inaspettato. Quella sera tutte le sue amiche le chiesero il segreto per indossare un abito così scollato senza corsetto e da lì, in seguito alle numerose richieste di molte altre donne, il 3 novembre del 1914 fu brevettato il primo reggiseno moderno, cioè senza dorso.

Invenzione del reggiseno: da simbolo di femminilità a simbolo di protesta

Distribuito e indossato in tutto il mondo, ormai è un accessorio che tutte le donne hanno.

La storia del reggiseno da sempre si incrocia con la storia delle donne e ne delinea i cambiamenti. Non solo un indumento, ma un simbolo del ruolo della donna nella società. Da non dimenticare le rivolte in piazza negli anni 70, quando il capo intimo veniva bruciato dalle femministe in segno di protesta contro “la donna oggetto”.

Molte donne non lo usano, non lo sopportano, non lo ritengono necessario. Le misure però, vincolano un po’ e chi ha un seno più che florido, teme la gravità e usa sempre il reggiseno, a volte anche di notte anche se alcuni medici sostengono che sia sbagliato.

Sta di fatto che ogni donna anche in questo caso dovrebbe avere libertà di scelta. Dovrebbe sentirsi libera di decidere se indossarlo oppure no e non dovrebbe per questo attirare le critiche di nessuno.

Poco più di un anno fa, il bersaglio in tal senso fu Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, che si macchiò della colpa di non avere indossato il capo intimo per andare in procura. La polemica nata intorno a questo distolse l’attenzione sulla natura politica della vicenda e ancora una volta, una donna veniva sminuita per un elemento che la identificava per la sua femminilità.

Due giovani torinesi, Nicoletta Nobile e Giulia Trivero presero spunto dalla querelle per lanciare una protesta pacifica: non indossare il reggiseno nella propria vita quotidiana proprio per dire: non prestate attenzione a noi, ma a ciò che facciamo!

Invenzione del reggiseno come ricerca di una falsa perfezione

Il reggiseno: di pizzo, in cotone, bianco, nero, a pois, a righe, colorato: se ne potrebbe indossare uno diverso per ogni giorno dell’anno. Ormai ci sono tantissimi modelli in circolazione: sportivo, carioca, push-up, a triangolo, a balconcino e persino con un’apertura per le mamme in allattamento.

C’è chi lo usa per comodità, chi per sedurre e chi come impalcatura per seguire i modelli dettati dalla società. Chi non si piace cerca delle soluzioni. La mastoplastica additiva ha avuto un incremento importante negli anni, ma per chi ha paura o per chi non se lo può permettere un push-up può bastare. Può far fare una discreta figura e per magia si passa dalla prima alla quarta, come neanche in un rally!

Ad un certo punto però, il reggiseno va tolto. Colpo di scena: l’effetto sorpresa potrebbe non essere bellissimo. Allora non sarebbe più semplice accettare le proprie forme?

Platone diceva: “La necessità è madre dell’invenzione” ed è una verità che vale in tutti i campi

e che regge sempre, come il reggiseno!

Lucia Stendardo

Lucia Stendardo

Sono un'anima creativa che vive in una realtà di numeri. Ho un abbaino sempre aperto, per vedere il cielo. Vivo ogni giorno, sopravvivo a volte, ma non mi arrendo mai. Amo la fotografia e scrivo poesie e racconti. Le parole hanno sempre avuto un valore e un peso importante per me. Nata a Torino, ho il mare nel sangue e le montagne negli occhi. Sono Lucia e sono tante parole pensate.

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