Nell’ambito di “Torino Che Legge”, l’evento che la nostra città promuove dal 16 al 23 aprile 2018 per accendere la passione per la lettura, sono stata presso la Federazione Làadan, per ascoltare le “Letture per donne ribelli”.
Ieri, martedì 17, dalle ore 16, le volontarie delle associazioni, Casa delle Donne, Archivio delle donne in Piemonte e Centro studi e documentazione pensiero femminile, che costituiscono la suddetta federazione, hanno intrattenuto le ospiti con brani e interpretazioni volte a scoprire le scrittrici Luisa Accati, Norma Victoria Berti, Judith Butler, Barbara Duden, Eve Ensler, Luce Irigaray, Carla Lonzi, Audre Lorde, Ginetta Ortona, Sampat Pal, Bianca Guidetti Serra, Mary Wollstonecraft e Virginia Woolf e le donne Vincenzina Vanzetti e Maria Teresa Battaglino.
Sono state tutte letture interessanti. Una, in particolare, mi ha colpito, così ve la ripropongo perché Eva Ensler ha scelto parole semplici per chiarire un principio che dovrebbe essere alla base di ogni rapporto umano: il rispetto.
La mia gonna corta
non è un invito
una provocazione
un’indicazione
che lo voglio
o che la do
o che batto.La mia gonna corta
non è una supplica
non vi chiede
di essere strappata
o tirata su o giù.La mia gonna corta
non è un motivo legittimo
per violentarmi
anche se prima lo era
è una tesi che non regge più
in tribunale.La mia gonna corta, che voi ci crediate o no,
non ha niente a che fare con voi.La mia gonna corta
è riscoprire
il potere dei miei polpacci
è l’aria fredda autunnale che accarezza
l’interno delle mie cosce
è lasciare che viva dentro di me
tutto ciò che vedo o incrocio o sento.La mia gonna corta non è la prova
che sono una stupida
o un’indecisa
o una ragazzina manipolabile.La mia gonna corta è la mia sfida.
Non vi permetterò di farmi paura.
La mia gonna corta non è un’esibizione,
è ciò che sono
prima che mi obbligaste a nasconderlo
o a soffocarlo.
Fateci l’abitudine.La mia gonna corta è felicità.
Mi sento in contatto con la terra.
Sono qui. Sono bella.
La mia gonna corta è una bandiera
di liberazione nell’esercito delle donne.
Dichiaro queste strade, tutte le strade,
patria della mia vagina.La mia gonna corta
è acqua turchese con pesci colorati che nuotano
un festival d’estate nella notte stellata
un uccello che cinguetta
un treno che arriva in una città straniera.
La mia gonna corta è una scorribanda
un respiro profondo
il casqué di un tango.
La mia gonna corta è
iniziazione, apprezzamento, eccitazione.Ma soprattutto la mia gonna corta
con tutto quel che c’è sotto
è mia, mia, mia.
Se la violenza ha una valenza culturale, come già ci spiegana Anna Zucca nell’intervista pubblicata lo scorso 25 novembre 2017, è allora necessario trasformare la cultura attraverso l’educazione e la formazione ai sentimenti, all’abbattimento dei ruoli prestabiliti e allo sviluppo delle proprie potenzialità, a prescindere dal soggetto a cui appartengono stati d’animo e capacità. Questo io l’ho imparato molto bene a scuola grazie ad una professoressa di lettere molto significativa.
Per scoprire tutto il programma http://www.torinochelegge.it/