Le ordinanze sugli esami di stato del primo e del secondo ciclo d’istruzione e sulla valutazione sono pronte. Così diventa importante motivare i ragazzi che dovranno continuare a studiare e che necessitano di tutto il nostro sostegno emotivo.
Le novità in sintesi sono le seguenti:
- La valutazione avverrà in base a quanto effettivamente svolto dagli studenti. Saranno tutti ammessi alla classe successiva anche se riporteranno delle insufficienze che dovranno essere recuperate a settembre. Gli insegnanti allegheranno alla scheda di valutazione il piano di recupero personalizzato.
- Gli esami di terza media avverranno solo in forma orale e in modalità telematica. Durante il colloquio verrà esposto un elaborato il cui argomento dovrebbe essere concordato con i docenti. Verranno apprezzate originalità, coerenza con l’argomento e chiarezza espositiva.
- Gli esami di maturità consisteranno in un solo colloquio orale che potrà valere fino a 40 punti. I restanti 60 crediti saranno l’espressione del percorso scolastico compiuto nel triennio. Anche in questo caso gli studenti dovranno esporre un argomento che ha caratterizzato l’indirizzo di studi. In più discuterà un breve testo di letteratura e un materiale assegnato dalla Commissione (qui la lacuna è evidente) e parlerà delle esperienze maturate durante la scuola che consentono lo sviluppo di competenze trasversali.
Così da madri ci siamo chieste come riuscire a motivare e sostenere emotivamente i nostri figli durante questo delicato momento di passaggio.
Per ottenere risposte qualificate mi sono rivolta alla Dott.ssa Francesca Bordone, Psicologa che si occupa di genitorialità e di età evolutiva, intesa come percorso di crescita che prosegue per l’intero ciclo di vita, dall’infanzia, all’adolescenza e per tutta l’età adulta.
Come motivare i ragazzi a continuare a studiare?
La motivazione ha un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento. Si tratta di quella spinta che ci fa mettere in moto risorse, energie e competenze in vista di un obiettivo che vogliamo raggiungere.
Di fronte ai drastici cambiamenti che hanno interessato il mondo della scuola negli ultimi mesi, molti bambini e ragazzi stanno perdendo la motivazione allo studio. Questo perché l’insegnamento non può configurarsi come una semplice trasmissione di conoscenze e informazioni, un insieme di compiti e attività da assegnare e svolgere individualmente.
Al contrario, i requisiti fondamentali perché i ragazzi siano motivati ad apprendere sono la partecipazione attiva e il coinvolgimento relazionale-emotivo: i momenti di complicità con i propri insegnanti e compagni, la condivisione di obiettivi chiari, il confronto attivo su dubbi, pensieri e difficoltà, la possibilità di avere dei riscontri immediati sul proprio lavoro in modo da correggerne la direzione, nonché la possibilità degli insegnanti stessi di raccogliere continui feedback dei propri studenti sulle attività proposte, così da poter modulare e adattare i passi successivi del percorso.
Motivare in una situazione d’incertezza
In questa situazione, nonostante tutto l’impegno e il lavoro degli insegnanti, quello che rischia di perdersi nei ragazzi è il senso di partecipazione e appartenenza a un progetto comune e condiviso, denso di significati importanti che contribuivano a sostenere la motivazione allo studio. Tutto è diventato indefinito, incerto, in una fase di vita, quella adolescenziale, già di per sé caratterizzata da un equilibrio complesso e delicato.
Quello che possono fare i genitori, quindi, è aiutare i ragazzi a ritrovare il senso delle richieste che gli vengono fatte in ambito scolastico, offrendogli per quanto possibile quella parte relazionale che inevitabilmente si è venuta a perdere. Possono aiutarli ad individuare e avere chiari gli obiettivi delle attività che devono svolgere, a coglierne il significato più ampio, stimolare in loro la domanda, la curiosità rispetto alle proposte didattiche, suscitare quell’interesse che li spinge ad approfondire e agire per raggiungere l’obiettivo posto.
I genitori possono esplicitare di essere disponibili al confronto e alla collaborazione in caso necessità, ma non devono sostituirsi ai ragazzi o fornire loro subito le risposte che cercano. Essi devono solo offrire gli stimoli giusti perché siano poi i ragazzi ad attivarsi per trovarle, in quanto più il raggiungimento dell’obiettivo sarà merito loro, più il senso di autoefficacia e autostima che ne deriverà sarà forte. Una buona immagine di sé come competente ed efficace è importante per sviluppare una solida motivazione ad apprendere.
A questo proposito, è poi utile che i genitori diano ai loro ragazzi dei riscontri su quello che fanno, che non significa dare delle valutazioni o dei giudizi, ma interessarsi, fare domande, condividere cosa riescono a fare con facilità e quali invece sono le difficoltà, in modo che i ragazzi non si sentano dire dal genitore cosa sbagliano e cosa fanno bene, ma che siano loro stessi a riconoscerlo grazie al confronto con il genitore. In tal modo non si sentiranno valutati o giudicati, ma riconosciuti e sostenuti nei loro sforzi, e questo li stimolerà a proseguire il percorso di apprendimento.
E’ chiaro che per i genitori tutto ciò non rappresenta un compito semplice. Anche per molti di loro, infatti, l’organizzazione quotidiana e le routine si sono rivoluzionate, e si sono dovuti reinventare come persone, lavoratori e genitori. Il carico fisico ed emotivo che ne deriva è notevole e difficile da gestire, ma avere in mente in che direzione guidare il proprio intervento con i figli può aiutare a non sentirsi totalmente disorientanti in queste circostanze complesse.
Come sostenerli emotivamente nell’affrontare l’esame di terza media o la maturità?
All’inizio di tutta questa esperienza, molti ragazzi non erano particolarmente preoccupati per ciò che stava accadendo, né troppo dispiaciuti di prendersi qualche giorno di pausa dalla scuola. Ma più i giorni passavano e più la mancanza delle routine si faceva sentire, l’impossibilità di uscire e vedere i propri amici iniziava a pesare, e il fatto che le scuole non riaprissero ha fatto sorgere in loro la consapevolezza che la situazione fosse davvero grave. Per molti questa presa di consapevolezza è stata destabilizzante: hanno visto il ritorno alla loro normalità sempre più distante, le loro certezze incrinarsi e i loro progetti sfumare, perdendo un po’ tutti quei punti fermi che gli davano sicurezza. E la scuola è uno di questi. Per quanto potesse non piacere o agitare l’esame di terza media o di maturità, il fatto di sapere che andava affrontato e conoscerne precisamente le modalità, era per loro una sicurezza e gli permetteva di prepararsi giorno dopo giorno, sia mentalmente che emotivamente, a quel momento.
Negli ultimi mesi invece, i ragazzi hanno vissuto una condizione di perenne instabilità e incertezza, fino a pochi giorni fa non si sapeva ancora se e come si sarebbero svolti gli esami di stato. Il dubbio, unito alla preoccupazione per il proprio futuro, alla sensazione di essere sganciati da un percorso significativo condiviso, alla perdita della dimensione relazionale e della motivazione allo studio, non sono i presupposti migliori per affrontare traguardi così importanti.
Oltretutto, bisogna anche considerare il significato simbolico che assumono gli esami di terza media e di maturità, spesso vissuti come importanti “riti di passaggio”, come un modo per prepararsi ad affrontare la successiva fase di vita e tutte le novità che ne conseguono. La perdita di questo significato condiviso con insegnanti e compagni, e la sensazione di non essere adeguatamente preparati, può rendere ancora più difficile affrontare questo step, accrescendo il senso di inutilità e rifiuto.
In questa complessa situazione, motivare e sostenere emotivamente diventa fondamentale per aiutare i ragazzi ad approcciarsi positivamente agli esami di stato anche se saranno diversi da come se li aspettavano. E’ importante che i genitori accolgano le emozioni dei loro ragazzi: la rabbia, il dispiacere, la delusione, la fatica e il rifiuto, senza cercare di negarle o sminuirle, ma riconoscendole, facendoli sentire capiti e condividendole con loro. In realtà, come tutti noi, i ragazzi hanno bisogno di sperimentare anche le emozioni spiacevoli, di attraversarle, e di poterle condividere, perché questo col tempo li aiuterà a imparare a gestirle più efficacemente.
Prima di motivare i ragazzi, accogliamo le emozioni
Per cui, prima di cercare di motivare i ragazzi a studiare e a impegnarsi, è importante che i genitori rispettino le loro emozioni e i loro stati d’animo, e solo dopo che si sono sentiti accolti, possono aiutarli a trovare in questa particolare esperienza dell’esame di stato un’occasione per mettersi alla prova, per imparare qualcosa di nuovo su se stessi e sul mondo. Aiutarli quindi a cogliere il significato profondo di questa esperienza come opportunità di tirar fuori tutte quelle risorse che forse non pensavano neanche di avere, per adattarsi a delle modalità nuove e impreviste. È importante che i genitori riconoscano e rinforzino queste risorse nei ragazzi, che stimolino la loro capacità di adattamento e di fronteggiare le difficoltà, trovando le strategie più efficaci per sé, in modo che anche loro stessi se le riconoscano e ne facciano tesoro, sia per affrontare questa situazione che per il loro futuro.
Il senso è quindi, cercare di trasformare una condizione critica e spiacevole in un’occasione di crescita e di conoscenza nuova di se stessi e delle proprie capacità. In questo modo, si restituisce agli esami di stato il loro vero significato e si offre ai ragazzi la possibilità di sperimentarsi anche oltre la loro zona di confort, sempre con la disponibilità di un porto sicuro a cui far ritorno.
Terremo in grande considerazione i consigli della dott.ssa Francesca Bordone che potrete contattare all’indirizzo francescabordone.psy@gmail.com o seguire su https://www.facebook.com/psicologafrancescabordone/
e auguriamo in bocca al lupo a tutti gli studenti che sosterrano gli esami.