Narrazione come mezzo per riparare al torto commesso

Nell’ambito delle attività educative svolte dall’associazione ASAI troviamo il percorso di giustizia riparativa. I minori che commettono atti persecutori a danno di coetanei possono entrare in questo percorso per riparare al torto commesso. Il primo passo è sempre la narrazione di sè.

Così vi raccontiamo la storia di un piccolo gruppo di ragazzi che con il proprio comportamento ha danneggiato un compagno. Poi passiamo alla narrazione del loro percorso di consapevolezza e responsabilizzazione e di ricomposizione attraverso le parole di un tutor ASAI.

La dott.ssa Silvia Taverna, ingegnere gestionale che da vent’anni opera nell’ambito dei processi di cambiamento organizzativo. Oggi esercita anche la professione di counsellor. In ASAI è tutor volontaria nei percorsi di giustizia riparativa e collabora nelle varie attività di formazione all’approccio riparativo in ambito scolastico (Progetto One More Time).

Ci racconta il percorso di giustizia riparativa in un caso concreto partendo dalla narrazione dell’accaduto fino alla riparazione.

Il fatto. Dalla narrazione di sé alla …

Tre ragazzi di seconda superiore hanno preso di mira un compagno di classe più fragile e isolato dal contesto di gruppo. Dopo averlo tormentato per mesi, ricorrendo ad approcci denigratori e a “scherzi” che miravano a ridicolizzarne le sue debolezze, lo hanno filmato a scuola in una situazione che poteva metterlo in imbarazzo e hanno postato il video sui social. Ovviamente tutto a sua insaputa. Per fare tutto ciò i ragazzi si sono finti suoi amici.

L’accaduto ha portato la vittima a non andare più a scuola. Si sentiva già vessato da tempo e si isolava nella speranza di essere lasciato in pace.

Dopo alcuni giorni di assenza scolastica ingiustificata e non avendo comunicazioni in merito dalla famiglia, la scuola ha allertato la Polizia Municipale. Questa ha aperto un’indagine ed ha scoperto tutto.

La scuola ha assunto provvedimenti nei confronti degli autori degli atti persecutori. Mentre, la Polizia Postale si è attivata per la rimozione del video.

D’altro canto, la Procura dei Minori, considerando la situazione complessiva, ha deciso di inserire gli autori degli atti di bullismo nel percorso di giustizia riparativa.

I tre ragazzi autori del reato, le rispettive famiglie, il Nucleo di Prossimità della Polizia Municipale e ASAI si sono incontrati per la firma del Patto Educativo, che dà formalmente il via al percorso riparativo.

Ogni ragazzo coinvolto è stato preso in carico da un tutor di ASAI. I tutor hanno lavorato al fine di creare consapevolezza del fatto che certi gesti, certe parole, certi comportamenti possono generare sofferenza nelle persone verso le quali li mettiamo in atto.

Gli obiettivi del percorso sono: elaborazione dell’operato commesso, riflessione sul concetto di responsabilità, analisi dei percorsi di crescita personale e sociale del minore.

narrazione asai percorso di giustizia riparativaDalla narrazione alla consapevolezza di sé e degli altri

Alla fine del tutoraggio i ragazzi hanno scoperto con stupore quanta sofferenza avevano procurato. Hanno provato pentimento e dolore per quanto fatto.

Tutti i tutor che hanno affiancato i rei, hanno lavorato insieme a loro affinchè maturasse la consapevolezza, l’attenzione e l’educazione verso l’altro.

Hanno favorito l’esercizio verso l’altro in termini di rispetto della sfera privata e di giusta distanza che può esserci tra le persone a causa del nostro comportamento e di quello che riceviamo.  

I ragazzi hanno capito e cambiato il proprio atteggiamento all’interno del contesto di classe nei confronti della vittima e dei compagni tutti. I tutor hanno, tra l’altro, osservato questi cambiamenti.

Al termine del percorso ha avuto luogo l’incontro tra autori del fatto e vittima al tavolo della ricomposizione, presso gli uffici del Nucleo di Prossimità. Qui, dinanzi alle famiglie, ai tutor e ad alcuni professori sono state portate le scuse e le riflessioni compiute su quanto si è sbagliato.

 

Attraverso quali attività gli autori di atti di bullismo imparano l’attenzione verso l’altro?

I ragazzi che ho seguito come tutor in questi anni sono stati inseriti, per le loro caratteristiche e gli eventi che li hanno condotti all’interno del percorso di giustizia riparativa, nell’attività di doposcuola per i bambini delle scuole elementari o per i ragazzi delle scuole medie, presso i diversi centri doposcuola ASAI di Torino. 

A ciascuno di loro è stato assegnato il compito di supportare nello svolgimento dei compiti uno o più ragazzini del centro cui sono stati assegnati. Sono stati anche aiuto-animatore degli educatori ASAI al termine dello studio, nei momenti di svago.

Vorrei spendere qualche parola per raccontare qualcosa di ciascuno di loro, per ricordare i loro visi timidi e imbarazzati delle prime volte. Vorrei parlare della loro ricerca di equilibrio fra la narrazione iniziale che ce li presentava come “rei” e la narrazione finale a cui avremmo lavorato insieme. Confidavo che questa avrebbe portato alla luce nuove risorse e l’inizio di un processo di responsabilizzazione e consapevolezza della dignità dell’altro.

narrazione asai percorso di giustizia riparativa

 

Come sono i ragazzi che ha incontrato?

Ognuno dei ragazzi e delle ragazze che ho avuto la fortuna di incontrare e di accompagnare per un pezzettino di questo percorso, proveniva da percorsi familiari, scolastici, educativi unici e incomparabili.

Ciascuno di loro era portatore di una storia di cui si conosceva purtroppo, solo la parte più manifestamente “negativa e pericolosa”.

Il percorso in ASAI ha cercato di offrire loro la possibilità di dare voce anche a quella narrazione più intima e difficile, che parla spesso di sofferenze e incomprensioni, paure e fragilità, talvolta anche solo di superficialità e immaturità.

Li ho visti mettersi in gioco nel ruolo di riferimento per i più piccoli, esercitare a modo loro “l’arte della pazienza e dell’ascolto”, arrossire davanti alla tempesta di affetto irruente e di ammirazione incondizionata che solo i bambini sanno dimostrare, stupirsi per primi dell’esercizio di empatia che spesso la situazione relazionale coi più piccoli richiedeva, scoprirsi anche “altro” rispetto a chi erano abituati a presentare agli altri.

I ragazzi incontrati acquisiscono consapevolezza di sé e di quanto fatto al termine del percorso di giustizia riparativa?

Come tutor ho potuto ritagliare con loro momenti di confronto e vicinanza. Li ho visti accettare lentamente e con grande difficoltà la sofferenza che avevano generato. Talvolta con apparente leggerezza. Talvolta smascherando i loro bisogni più profondi travestiti da arroganza e superficialità. Il percorso riparativo, è solo l’inizio di un lavoro su di sé che questi ragazzi intraprendono: ciascuno avrà bisogno del suo tempo per raggiungere maggiore consapevolezza.

Ho assistito, nei mesi in cui abbiamo lavorato insieme, alla scoperta da parte loro del significato profondo della parola “conseguenza” in riferimento alle loro azioni. Hanno capito quanto ciascuno abbia un modo personale e imprevedibile di reagire di fronte a certe sollecitazioni, di quanto sia necessario riuscire a riconoscere la dignità dell’altro proprio nella diversità.

Cosa avviene al tavolo della ricomposizione?

Ho assistito al tavolo della ricomposizione di alcuni di loro con le vittime e le rispettive famiglie. Sono rimasta molto colpita dalla profondità che questo incontro fra le varie parti coinvolte raggiunge.

Ascoltare la voce delle vittime e dei rei, mentre si guardano negli occhi, mentre cercano di andare oltre il danno subito/compiuto e di mettere un punto e a capo per poter finalmente guardare al futuro, è stato emozionante.

Vederli riconoscersi in quanto portatori di una storia che ha generato in passato sofferenza e si spera, oggi cambiamento e perdono, mi ha dato speranza, mi ha fatto correre a casa dai miei figli a raccontargli che la luce può tornare a illuminare le nostre zone più buie.

 

E chi non si augura di illuminare anche le zone buie ogni giorno?

Luciana Spina

Luciana Spina

Luciana Spina, tante cose, ma qui soltanto blogger. Adoro osservare la realtà. Lo spirito critico e la concretezza sono, nel bene e nel male, le mie caratteristiche.

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