Occupazione femminile, facciamo il punto con Claudia Viale, Presidente dell’Associazione Giovani Consulenti del Lavoro di Torino

La occupazione femminile, in questo particolare momento storico, dovrebbe essere al centro dell’agenda politica ed economica per diverse ragioni. Una fra tutte riguarda l’impatto positivo sull’economia: se le donne lavorano, aumentano i consumi e la domanda di servizi. Quindi si genera altra occupazione. Allora, perché le donne continuano ad essere meno occupate degli uomini?

Già durante la pandemia, un report specifico degli Studi dei Consulenti del Lavoro, riportava la difficoltà di 3.000.000 di donne lavoratrici con figli sotto i 15 anni a riprendere il lavoro in assenza di adeguati sostegni alla famiglia.

Oggi la scuola ha riaperto, ma non basta per far tornare le donne al lavoro. Abbiamo dunque, pensato di fare il punto sull’occupazione femminile con Claudia Viale, Consulente del lavoro iscritta all’Ordine da ormai 20 anni, Presidente dell’Associazione dei Giovani Consulenti del Lavoro di Torino e docente a Master, Convegni e Corsi in materia di lavoro e paghe e contributi.

 

Claudia VialeDa cosa ritieni sia causata la diminuzione dell’occupazione femminile?

Sicuramente la pandemia ha di molto modificato la situazione lavorativa delle donne, le motivazioni sono principalmente due. La prima è che le donne sono maggiormente impiegate nei settori che hanno più risentito della crisi causata dal covid e dal conseguente lockdown. Mi riferisco ai settori cosiddetti sociali ad alto contatto fisico, quali il commercio all’ingrosso e al dettaglio, ospitalità e turismo, ristorazione, cultura ed eventi. Tutti settori fortemente soggetti alle limitazioni imposte dal distanziamento sociale.

La seconda motivazione si riferisce invece, all’ambito familiare. La chiusura dei nidi, degli asili e delle scuole anche oltre il primo periodo emergenziale ha obbligato le famiglie a riorganizzare la gestione quotidiana delle attività casalinghe, in primis la gestione dei figli e della didattica a distanza. In molti casi, sono state le donne a subire maggiormente il peso di questa riorganizzazione, con il ricorso allo smart working ed ai congedi parentali straordinari connessi all’emergenza Covid. Strumenti sicuramente utilissimi, ma che non hanno favorito il rientro delle donne sul posto di lavoro.   

 

Abbiamo perso un’occasione anche questa volta! Abbiamo perso o stiamo perdendo la possibilità di ridisegnare i ruoli imposti da una società patriarcale. Le donne non dovrebbero essere più le sole ad occuparsi della cura della famiglia. In fondo se ci sono anche tanti papà in smart working il carico delle incombenze casalinghe può essere lasciato a loro o condiviso.

 

Quali sono le prospettive per l’occupazione femminile?

Le prospettive per l’occupazione femminile sono connesse soprattutto al prossimo andamento del virus. È indubbio che ulteriori lockdown, ancorché parziali, dei settori in cui sono maggiormente impiegate le donne, comporteranno un notevole aumento della disoccupazione femminile. Al momento gli ammortizzatori sociali, a sostegno delle imprese e dei lavoratori coinvolti dalla crisi Covid, andranno in scadenza il 31/12/2020 e così pure il congelamento dei licenziamenti.

E’ indubbio che con il nuovo anno, le imprese avranno la necessità di pianificare le proprie attività e con questo la gestione del proprio personale dipendente e la modalità di svolgimento del lavoro stesso. Non è escluso che si possa assistere a stravolgimenti anche importanti, questo però non deve per forza essere motivo di sconforto, potrebbe essere l’occasione per individuare competenze alternative. Ripartire dalle proprie capacità, intellettuali e manuali, che si possono mettere in campo da subito.

 

Soprattutto in questo momento occorre ripartire da sé stessi e rispolverare tutte le nostre capacità.

 

Ci sono incentivi per agevolarne l’assunzione?

Non ci sono incentivi particolari riferiti esclusivamente alle donne. L’unica agevolazione è quella contenuta nella L. 92/2012.

E’ infatti, previsto che le aziende che procedono con l’inserimento in organico di una donna priva di impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi (6 se residenti in area particolarmente svantaggiate), potrà beneficiare di una riduzione contributiva pari al 50% per un periodo di 12 mesi, se l’assunzione viene effettuata tempo determinato o 18 mesi se l’assunzione è a tempo indeterminato.

 

Ora non va persa anche l’occasione di adottare un grande piano nazionale che favorisca l’occupazione femminile. Occorre rivedere tutto il sistema lavoro e fiscalità mettendo le mani su tassazione, smart working, conciliazione lavoro – famiglia, congedi parentali e riconoscimento economico della cura data a tutti i membri della propria cerchia famigliare.

 

 

 

Luciana Spina

Luciana Spina

Luciana Spina, tante cose, ma qui soltanto blogger. Adoro osservare la realtà. Lo spirito critico e la concretezza sono, nel bene e nel male, le mie caratteristiche.

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