È possibile allattare in situazioni improbabili?

Molte mamme si chiedono se è possibile allattare in alcune situazioni particolari, siano queste legate alla gestazione, alla nascita o al puerperio.

È possibile allattare un neonato prematuro? E se la mamma è sottoposta a un parto cesareo, l’allattamento può essere avviato? È possibile allattare gemelli oppure due bambini contemporaneamente, come facevano le balie?

E se si parla di un bambino adottato, la mamma potrà allattarlo?

La risposta è sì! E’ possibile allattare un prematuro, dopo un cesareo, quando si ha gemelli e addirittura un bambino adottato!

Durante la SAM – Settimana Mondiale dell’Allattamento Materno, dal 1 al 7 ottobre, ho avuto l’occasione di incontrare, conoscere e rivedere genitori con storie molto particolari. Perché?

Perché il tema della SAM quest’anno è Potere ai genitori per favorire l’allattamento. Nei diversi incontri, dibattiti e eventi programmati, i partecipanti raccontavano le proprie esperienze ad altre mamme e altri papà. I genitori, a loro volta, erano desiderosi di ascoltare testimonianze che potessero essere di aiuto. Sentendosi dire “è possibile allattare un bambino che…”, hanno ritrovato la speranza e la fiducia che in qualche modo stavano perdendo.

Supportare i genitori nelle loro scelte e nelle loro modalità di crescere i figli è fondamentale. Chi trova sostegno soprattutto durante i primi mesi dopo la nascita di un bambino sicuramente ha molte più possibilità di vivere la genitorialità in maniera serena.

Per omaggiare queste famiglie che coraggiosamente hanno condiviso le loro storie, ne ho scelto alcune per raccontarle a voi.

 

È possibile allattare un bambino pretermine (e nato col cesareo): la storia di Samuele

Roberta, mamma di Samuele, racconta: Un bambino prima di nascere realmente nasce innanzitutto nell’immaginario della madre, e così è stato anche per me. Solo che nulla è andato come avevo immaginato. Samuele nasce con un cesareo d’urgenza alla 32esima settimana: prematuro, pesa soltanto 1080 grammi. Lui è subito trasportato in terapia intensiva, io in una camera di neonatologia. Vedo Samuele per la prima volta solo attraverso una foto, e posso toccarlo attraverso una finestrella della culla termica soltanto dopo tre giorni.

Fin da subito mi viene chiesto di tirarmi il latte. Il latte materno è importante per tutti i bambini, ma per un bimbo prematuro può essere di vitale importanza. E così ogni quattro ore mi attacco al tiralatte (su cui ho posizionato la prima foto di Samuele). Questo rito mi aiuta in quelle settimane, in cui non posso abbracciare o stare con il mio bambino. Non potevo dare un senso al mio essere mamma.

Sono ormai passati 2 mesi e dopo una settimana di prognosi riservata, in seguito ad una grave encefalite, siamo in terapia intensiva. Mi portano Samuele per la solita poppata col biberon, e l’infermiera di turno mi spinge a provare ad attaccarmelo al seno. Io sono incredula: ho sempre sentito racconti di bambini che, se non si attaccano subito dopo la nascita, dovranno essere nutriti con il biberon. Come può essere che Samuele, di quasi tre mesi e poco più di 1700 grammi, lo possa fare?

E poi…

è possibile allattare

E invece, questo pezzo della nascita di Samuele che mi ero sempre immaginata si realizza, ed è stato sicuramente uno dei doni più belli della maternità. Non potrò mai dimenticare quei nostri 14 mesi di allattamento (poi dovetti smettere perché rimasi incinta della sorella, Greta): momenti speciali di vicinanza, di coccole esclusive che hanno in parte compensato i nostri primi mesi di distacco e lontananza.”

Il papà Andrea aggiunge: “Mi sento di dover sottolineare ‘ogni 4 ore mi attacco al tiralatte’. Ogni 4 ore, con una costanza incredibile! Eravamo sconvolti, preoccupati, impauriti, impreparati, le giornate in terapia intensiva erano difficili e prosciuganti. Eppure Roby, con costanza e forza che mi hanno impressionato, ha sempre continuato a tirarsi il latte. Ancora oggi devo dire Grazie a quella forza sovrannaturale che ha avuto!”.

 

È possibile allattare gemelli con un fratellino di un anno

La storia di Irma, che è riuscita ad allattare i gemelli Elias e Zaccaria, nati quando Ismail aveva un anno. “Ripensare al perché ho deciso di allattare i miei gemelli mi fa Allattamento è possibiletornare indietro di 9 anni. Come allora sento al tempo stesso la forza e la paura di affrontare questa avventura. Un bimbo di solo un anno, nessun parente che ci aiutasse e il fallimento della prima esperienza di allattamento. È stata dura! Ma grazie alla determinazione, al sostegno avuto da Luna di Latte e allo sguardo di quei piccoletti ce l’abbiamo fatta!

è possibile allattare gemelli

Si può fare, ma bisogna affidarsi! Bisogna trasformare la necessità di alimentare il bimbo in un momento di cura, di condivisione con il fratellino maggiore, ma anche di esclusività… Ed è anche un momento in cui correte contro il tempo. Ancora oggi ringrazio e rivivo quei momenti negli occhi dei miei bimbi, quando nelle nostre coccole ritroviamo quell’intimità che si è creata grazie all’ esperienza dell’allattamento.”

 

 

 

 

Allattato dalla balia, durante la II Guerra Mondiale

Luigi nacque il 18 novembre 1942, all’ospedale Maria Vittoria di Torino. Nello stesso giorno, Torino veniva colpita da uno dei tanti bombardamenti di cui fu vittima durante la II Guerra Mondiale. In quel particolare giorno, però, fu colpito anche l’Hotel Campo di Marte in Piazza Paleocapa, all’epoca gestito dalla sua famiglia. Il bombardamento fece crollare una parte dell’isolato dove si trovava l’albergo, e quindi anche una parte del palazzo. “Non mi ricordo bene i dettagli, che ovviamente mi hanno raccontato dopo l’accaduto, ma comunque tanti anni fa”, riflette e aggiunge: “Ma credo che mamma abbia perso il latte dopo questo tragico evento.”

La situazione era doppiamente complicata: la mamma di Luigi, oltre a non avere il latte, voleva portare il suo neonato in un posto più sicuro. Per riuscire ad allattare il piccolo Luigi, la famiglia dovette cercare una balia: figura sempre più rara nella nostra società. I suoi genitori l’hanno portato a Vezza d’Alba, lo stesso paese dove anche sua mamma, da neonata, era stata allattata da una balia. Tramite i conoscenti, trovarono Ginotta, che aveva appena partorito una bambina. “Credo di essere stato lì per un anno, con mia mamma che veniva e tornava da Torino”, racconta. Una volta svezzato, Capuzzo è sempre tornato dalla balia per le vacanze estive, fino ai 7 anni, e ancora oggi incontra la sua sorella di latte.

 

È possibile allattare dopo un cesareo di urgenza, con anestesia totale

Allattamento è possibileInfine, vi racconto anche la mia storia. Per tanti anni ho fatto fatica a digerire quel che mi è successo quando è nata Sara, la mia primogenita. Desideravo da sempre il parto naturale, così come allattare al seno, esclusivamente durante i primi sei mesi, come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e anche oltre. Nata con un parto cesareo di urgenza in seguito all’anestesia totale, Sara è venuta tra le mie braccia soltanto due ore dopo il parto. Altro che bonding.

Ero ancora un po’ addormentata e con molta fatica ho provato ad attaccarla. Per mia sorpresa, Sara ha preso il seno e ha fatto la sua prima poppata. Brevissima, perché subito dopo me l’hanno portata via. Altre due ore, e poi l’ho vista di nuovo, in mezzo alla confusione dei parenti che erano venuti per vederla. Dopo due giorni di degenza, mi hanno comunicato che la bimba rigurgitava e che il peso era sceso oltre ai 10% accettabili. Sara era nata comunque piccolina, nonostante alla 40esima settimana + 5 giorni: 2.540kg.

Hanno messo una flebo nel suo piedino piccolissimo, e me la portavano due volte al giorno. Niente rooming-in. Sarà stato il quarto giorno, non vedendola arrivare come al solito, sono andata al nido e trovo la bambina nella culla, col biberon.

Ecco come ho fatto io dopo la cosiddetta “aggiunta”

Le avevano dato l’aggiunta, senza nemmeno dirmelo. Senza nemmeno portarmela affinchè potessi farlo io. La giustificazione: “Signora, la flebo si era staccata e abbiamo fatto molta fatica a rimetterla, quindi è meglio che stia al nido!”

Al nido? Da sola? NO! Ho dovuto litigare per avere di nuovo la mia bambina insieme a me.

Ho continuato a provare ad attaccarla, ma Sara non ce la faceva. Aveva perso peso ed era veramente piccolina. Ormai abituata al biberon, rifiutava il seno. Ho iniziato a utilizzare il tiralatte, ma purtroppo non sempre avevo la quantità necessaria, per la mancata suzione della bambina. Siamo state dimesse dopo otto giorni, con l’aggiunta. Non mi sono arresa. Tra tiralatte e utilizzo del paracapezzoli, per cercare di riabituarla al seno, sono andata avanti. Dopo qualche settimana finalmente si è attaccata nuovamente. Grazie al supporto ottenuto anche dalla mia pediatra, ho trovato il gruppo di sostegno Luna di Latte – il quale ringrazio tantissimo e di cui sono poi diventata una delle conduttrici. Dopo due mesi meno quattro giorni (me lo ricordo benissimo quel giorno), finalmente sono riuscita a togliere l’aggiunta. Ce l’ho fatta anch’io!

 

Allattare un bambino adottivo? È possibile.

Per allattare al seno, servono due ormoni: ossitocina e prolattina. Questi ormoni sono normalmente presenti nel corpo umano, e possono essere attivati con una stimolazione frequente e adeguata del seno. L’ideale in questo caso è prepararsi con largo anticipo: solitamente, adottare un bambino richiede tempo, quindi la mamma che ha intenzione di farlo potrà informarsi in modo appropriato. Si suggerisce di cercare una consulente professionale IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant), tradotto in italiano come Consulente Professionale in Allattamento Materno.

Ribadisco che il supporto alle mamme, alle famiglie, è fondamentale. Cercate sostegno vicino a voi: la Regione Piemonte, per esempio, pubblica sul sito i punti di sostegno all’allattamento nei consultori familiari e negli ambulatori dei punti nascita. Troverete persone preparate e qualificate per ogni situazione.

Leggi anche: Allattamento esclusivo al seno: ecco cosa dovresti sapere.

Marcia Braghiroli

Marcia Braghiroli

Marcia Braghiroli, 48 anni, giornalista. Ho conseguito la laurea in Scienze della comunicazione in Brasile. Sono anche mamma, consulente alla pari per l’allattamento e catechista. Ho sempre scritto con passione: imparare a farlo in italiano è stata la mia grande sfida, ma anche una bella soddisfazione.

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