“Battere i pugni o urlare sono reazioni da film. Raramente capita nella realtà.”. A dirlo è un’avvocata intervistata da Le Monde a proposito del fatto che il cervello si spegne in caso di aggressione.
Andate a vedere il video, lo trovate qui su Internazionale
È disarmante. È spiazzante constatare la similitudine tra le parole usate dalle vittime di violenze e quelle usate dalla psichiatra per descrivere la stessa situazione. La reazione alla violenza è descritta come un vero e proprio blocco da chi l’ha drammaticamente subita e da chi l’ha trattata da un punto di vista clinico.
Quanto è raccontato nel video trova riscontro in uno studio condotto dall’Istituto svedese Karolinska, dal quale risulta che il 70% delle donne che ha subito uno stupro è stato incapace di reagire.
Il cervello si spegne
Il cervello impedisce al corpo di reagire. La persona che subisce un’aggressione o uno stupro si blocca e non reagisce in alcun modo al suo aggressore. Questo stato ha un nome preciso: siderazione psichica.
Non è altro che un meccanismo di autodifesa messo in atto dal nostro cervello quando percepisce una situazione come terrificante.
Il cervello si spegne cioè non reagisce agli stimoli e se percepisce addirittura un pericolo mortale, si scollega e dissocia dalla realtà che sta vivendo.
È in qualche modo, il cervello a salvare la vittima dello stupro.
Tutto ciò potrebbe avvenire anche se siamo preparate su come reagire all’eventualità di un’aggressione. Magari abbiamo frequentato diversi corsi di autodifesa o abbiamo lo spray al peperoncino in borsa.
Insomma, non possiamo prevedere come reagirà il nostro cervello.
Ecco perché la nostra società dovrebbe smetterla di usare un linguaggio e una modalità comunicativa volta a giudicare la reazione avuta dalle vittime. Dovrebbe smetterla di badare a cosa indossava o a cosa ha fatto prima di subire violenza. Un’aggressione è tale senza se e senza ma.
Fonti: Internazionale e Le Monde