Per alcuni a settembre inizierà la scuola superiore e scegliere l’indirizzo di studi più adatto può essere, sia per i ragazzi sia per i genitori, un vero salto nel vuoto. Il test Arianna si propone di individuare la scuola più conforme alle caratteristiche degli studenti che attualmente frequentano le classi seconda e terza media e devono quindi decidere come e dove proseguire gli studi.
Ma come funziona questo test?
È composto da 10 prove attitudinali e 1 questionario motivazionale. L’esecuzione delle prove attitudinali intende far emergere attitudini e potenzialità appartenenti a cinque macro aree di pensiero: logico, astratto-simbolico, linguistico, strategico e infine concreto-spaziale. Il questionario motivazionale invece, si prefigge l’obiettivo di misurare la motivazione allo studio, il metodo e le strategie usate per far proprie le nozioni, gli interessi verso aree professionali e lavorative e la disponibilità a esperienze differenti.
Il test Arianna è gratuito e può essere effettuato all’interno del laboratorio del COSP, Centro di Orientamento Scolastico Professionale, in Via Bardassano 5A a Torino.
È prenotabile da parte delle scuole secondarie di primo grado, ma la richiesta di somministrazione può provenire anche da parte delle singole famiglie che desiderano avvalersi di una modalità tecnica per orientarsi tra i vari indirizzi scolastici.
È utilizzato da circa 20 anni ed ha subito, nel 2014, una revisione grazie ai Dipartimenti di Informatica e Psicologia dell’Università degli Studi di Torino.
Ma siamo sicuri che il test indichi la scuola superiore più adatta allo studente, confermando tale scelta con i buoni risultati scolastici? Siamo davvero sicuri che un test possa influenzare la scelta di ragazzi che nonostante la giovane età sanno cosa vogliono?
Inoltre, se con questo test venissero premiati degli aspetti (come la cautela o al contrario la propensione al rischio), che tra qualche anno non troveranno riscontro nella vita reale a causa dei cambiamenti socio-economici, che fine farà il diploma conseguito dai ragazzi?
Forse allora è meglio mostrare ai ragazzi delle medie cosa si può imparare a fare con le mani. Un mestiere, dal muratore all’estetista passando attraverso il pasticcere, ha sempre la sua utilità.
È però, altrettanto vero che ci sono settori di attività saturi, in cui è difficile fare posto alle nuove leve, pertanto perché non essere lungimiranti? Potrebbe rivelarsi una scelta vincente proporre l’istruzione in ambiti capaci di condurre a quei mercati con ancora forti possibilità di sviluppo ed espansione.
Sono comunque da apprezzare tutti quegli insegnanti che decidono di illustrare ai propri studenti cosa offre e come è organizzato il mondo del lavoro. Iniziativa messa in pratica da alcuni docenti che ho conosciuto alla fiera IOLAVORO, tenutasi a Torino lo scorso 4 e 5 ottobre 2017; hanno mostrato i mestieri, spiegato l’organizzazione aziendale e le dinamiche di ricerca e selezione del personale. I primi ad aprirsi a tutte le possibilità sono stati proprio questi formatori, uno di loro mi disse: “non esistono solo il liceo o l’istituto tecnico”. Ha ragione! Ci sono tante opzioni diverse, l’unica cosa che non si può prendere in considerazione è la totale assenza di formazione.
Ancora di più, in questi giorni in cui si sente tanto parlare di lavoro e istruzione, vale la pena riflettere sulle richieste provenienti dal mercato del lavoro perché è questo che i ragazzi guarderanno (per valutare se proseguire con l’università) o si inseriranno (se non vorranno più studiare) tra cinque anni. Ci sono settori in cui la specializzazione tecnica è richiestissima e nel nostro paese questa specializzazione è data ancora dalla scuola. Di conseguenza sino a quando non si modificherà l’istruzione scolastica per creare una cultura di base uguale per tutti e ritardare la scelta dell’ambito di studio e pertanto, di lavoro ad un momento successivo, continuerà a persistere il dilemma sulla scelta della scuola superiore più adatta all’allievo.