Tornare a fare di nuovo ciò che piace è una bella sensazione. In particolare, tornare a teatro per vedere lo spettacolo di un’amica è un modo per ritrovare un po’ di spensieratezza, io ne avevo bisogno. Così eccomi al Teatro Cafè Muller per assistere a Solo al femminile – Monologo circense per donna sola di e con Alessandra Simone.
Lo spettacolo fa parte della rassegna “Solo in Teatro” ideata dalla regista e coreografa Caterina Mochi Sismondi ed è stato prodotto dalla Fondazione Cirko Vertigo e dall’Associazione blucinQue.
Solo al femminile è una riflessione autobiografica sulla dipendenza affettiva e sulla dimensione degli stereotipi dell’emancipazione femminile rappresentata in modo molto coinvolgente per gli spettatori che assistono prima a un docufilm e poi alla performance dal vivo.
Nel docufilm, Alessandra si racconta: i suoi studi, la sua formazione circense, le sue esperienze lavorative e il suo “happy end”.
Non si sente ancora brava, ma tira fuori dalla sua esperienza di vita, dalle sue letture e dalla sua capacità di espressione teatrale e di improvvisazione, una dimensione di donna ed artista matura e consapevole.
Solo al femminile è autoironia pura
Dopo la visione dell’intervista e di quanto accaduto nel “dietro le quinte”, il pubblico si sposta per assistere al monologo vero e proprio.
Sin dalle prime battute è partecipe dello spettacolo che non definirei più Solo al femminile.
Entra nelle parole e nei pensieri di Alessandra che tratta senza superficialità, ma con assoluta delicata ironia la difficoltà di liberarsi di uomini sbagliati e trovare l’amore vero.
L’artista ironizza sui tipici comportamenti femminili in campo sentimentale:
Prova ancora speranza per gli uomini che non chiude in un unico grande calderone di maschi sbagliati.
Le sue battute sono perfettamente calzanti alla situazione del momento, contemporanee e c’è moltissimo del suo essere buddhista.
Insieme ad un Big Jim e ad una frusta rossa, Alessandra Simone mette in riga, a mio avviso, le donne e non gli uomini come si potrebbe credere.
Il suo messaggio è spaventosamente chiaro e semplice: “Andate bene così come siete!”
Non c’è uomo che tenga…
Solo al femminile, la riflessione intima e delicata
I tratti più intimi di Solo al femminile sono lasciati all’espressività del suo viso e del suo corpo in trasformazione (sta diventando mamma) che restituiscono una serenità tale da sentire di potercela fare ad accettarsi.
Sembra dire: “Mi sono liberata di un peso e ora il mio cuore e la mia mente possono accogliere il nuovo”.
Le contaminazioni circensi sono un omaggio al lavoro che Alessandra Simone ha svolto in tutti questi anni, ma non predominano, come ci si potrebbe aspettare data la sua provenienza artistica.
A me Solo al femminile è piaciuto davvero molto.
Lo spettacolo è ben riuscito anche grazie al coinvolgimento di tante donne come la tutor Luisella Tamietto e la coreografa e danzatrice Daniela Paci.
Ve lo consiglio e spero che trovi sempre più spazio il teatro di comunità, sociale e per la legalità come quello portato in scena da queste piccole compagnie