Stefano Di Polito: “E poi sarà amore.” – Diario di un papà in attesa

“Come s’insegna a un figlio a non essere autoritari? Come dare spazio all’emotività, alla gentilezza e alle paure? Che cosa tramandare di sé in questo universo reso moribondo da troppi padri padroni? Sono domande a cui non ho ancora dato una risposta.” A dirlo è Stefano Di Polito nel suo libro “E poi sarà amore. Diario di un papà in attesa” andando alla ricerca di un modello diverso di paternità.

Secondo l’autore, il desiderio di trovare nuovi modi di esercitare la genitorialità è condivisa da molti uomini della sua generazione. Di Polito – padre, formatore, regista e scrittore – ha raccontato come ha maturato l’idea di scrivere sulla sua esperienza di neopapà, lunedì 16 aprile, alle 17.30, nella sede dell’Ordine della Professione di Ostetrica Interprovinciale di Torino e Asti. “Siamo soli, molto più delle mamme” – l’autore ci spiegherà perchè la pensa così!

L’incontro è gratuito e aperto a professionisti sanitari, alle famiglie e a tutti quelli che si sentono vicini al tema della paternità. L’indirizzo della sede dell’evento è Via Norberto Rosa 13/A, Torino.

Essere papà nel ventunesimo secolo: tra emozioni e timori

Congedo di paternità, sentimenti e emozioni, (mancanza di) preparazione pre e post parto per i futuri papà, quali timori: questi e altri argomenti hanno guidato la presentazione del libro “E poi sarà amore. Diario di un papà in attesa”, con la partecipazione dell’autore Stefano Di Polito, padre, formatore e regista. “Quando scoprii che María ed io aspettavamo una bambina, sentii il bisogno di prepararmi: essere papà di un bambino sarebbe stato più facile e intuitivo”, ha raccontato l’autore.

 Foto: ©Laura Mazzoli

Con un pubblico quasi esclusivo di donne, la maggior parte ostetriche, Stefano ha lanciato un’allerta: “Il percorso paterno è fatto di solitudine e fragilità. Una combinazione che può avere conseguenze negative.” La sua proposta è iniziare un progetto di formazione per i futuri papà, per mettere in chiaro il ruolo psicologico e emotivo dei papà del ventunesimo secolo, con l’obbiettivo di prepararli a questo importante compito e aiutarli a vivere pienamente l’amore paterno. “Per esempio, la presenza di un uomo durante il corso preparto, che si occupi di orientare specificamente i neopapà, potrebbe essere utile. – propone Stefano.

“Abbiamo un modello di autorità che ormai è superato: oggi, noi padri siamo soli, molto più delle mamme. Durante la gravidanza, questa solitudine è bella perché possiamo occuparci degli acquisti necessari e di altri aspetti pratici, ma allo stesso tempo ci sentiamo distaccati da quello che succede”, spiega. “Senza parlare di tutti i commenti negativi: ‘Adesso che diventi padre, la tua vita cambierà completamente, puoi dire addio alle serate con gli amici, preparati alle notti insonne’, e così via. Intanto non è tutto vero, e comunque la paternità dovrebbe essere presentata come un cambiamento positivo.” – continua l’autore.

Infatti Stefano racconta che avere un figlio era un suo desiderio da quando era giovane, “ma solo all’età di 39 anni sono diventato papà.” Dopo l’esame morfologico che svelò il sesso del bebè, lui iniziò spontaneamente a scrivere delle lettere dedicate alla figlia, come un percorso di preparazione alla sua nascita. Partendo dal giorno in cui crede sia stata concepita Lucía, oggi ha tre anni, l’autore ha raccontato i suoi sentimenti e le sue emozioni nelle lettere, ma non solo. Avvenimenti particolari e speciali che accompagnarono la scoperta e lo svolgere della gravidanza, fino al desiderato giorno della nascita. “Ora è difficile immaginarla a 20 anni, ma mentre era nella pancia della sua mamma scrissi di tutto, persino una lettera per quando arriverà il giorno della mia morte.”- afferma Stefano con tenerezza.

Mentre scriveva le lettere, Stefano si rendeva conto da quanto era difficile trovare riferimenti scientifici che guidassero i futuri papà in questa nuova e importante missione. “Immaginai che questo racconto potesse anche essere utile per altri genitori, e così decisi di pubblicare il libro”, svela. L’input per questa decisione è raccontato nel libro stesso: Stefano e la compagna María si trasferirono a Tenerife (dove è nata lei) due mesi prima del parto, e un giorno mentre camminavano tra le vie del paese di Puerto de la Cruz trovarono, appoggiati su una panchina, sette volumi di una mini enciclopedia intitolata Aula de Padres (Classe di Genitori): “L’ho capito come un segnale!”.

La paternità e la legge italiana

In Italia “l’articolo 1, comma 354, legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017) ha prorogato il congedo obbligatorio per i padri lavoratori dipendenti anche per le nascite e le adozioni/affidamenti avvenute nell’anno solare 2017 ed ha previsto, per l’anno solare 2018, l’aumento del suddetto congedo obbligatorio da due a quattro giorni”. “Questa limitazione rafforza il modello di maschilismo”, segnala Stefano.

La situazione è migliore in alcuni paesi dell’Europa, ma non in tutti: lo studio Promoting uptake of parental and paternity leave among fathers in the European Union (Eurofound 2015), illustra che in tutti e 28 gli Stati membri sono previsti congedi di paternità con l’eccezione di alcuni, tra cui Austria e Germania – che però prevedono un congedo parentale con il 67 per cento dello stipendio, e può arrivare fino a 14 mesi, padre o madre che sia. Il periodo e la retribuzione variano molto da un paese all’altro. “Praticamente ho dovuto smettere di lavorare durante quattro mesi per seguire la mia compagna in Spagna, perché per me era fondamentale stare vicino a lei”, racconta Stefano, “ma certo non è il modo giusto di affrontare la situazione.”

Il papà e l’ostetrica

“Il ruolo dell’ostetrica è preziosissimo”, assicura l’autore, e fa un altro appello: “E’ importante che ci aiutino a vivere la sensibilità dei momenti che precedono il parto e a trovare l’equilibrio nella coppia, lasciando che anche i papà si prendano cura dei figli.”. Stefano cita il famoso libro “Besame Mucho” del pediatra spagnolo Carlos Gonzalez, come riferimento per tutti i padri: “Abbiamo bisogno di testimoniare l’affetto e l’amore per i nostri figli, anche fisicamente.”.

La Presidente dell’Ordine, Maria Cristina Baratto, crede che sia accettabile che le mamme vivano un momento di onnipotenza: “Sono stata una mamma onnipotente anch’io.” Lei ricorda il chirurgo francese Michel Odent, che ci fa riflettere sul significato della loro presenza o assenza durante il parto e pone l’accento sulla femminilità dell’evento. “È una situazione che sta cambiando, con la partecipazione più attiva dei papà nella gravidanza e nella nascita dei propri figli.”

 

Marcia Braghiroli

Marcia Braghiroli

Marcia Braghiroli, 48 anni, giornalista. Ho conseguito la laurea in Scienze della comunicazione in Brasile. Sono anche mamma, consulente alla pari per l’allattamento e catechista. Ho sempre scritto con passione: imparare a farlo in italiano è stata la mia grande sfida, ma anche una bella soddisfazione.

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