I genitori sono avvisati: tenere comportamenti gravemente lesivi del diritto all’immagine e alla privacy dei propri figli può costare molto caro, come la sospensione della responsabilità genitoriale, l’obbligo di rimozione dei contenuti offensivi e il pagamento di un’ammenda. A proteggere il minore ci ha pensato il Tribunale di Roma con l’ordinanza del 23 dicembre 2017, R.G. 39913/2015.
Essere figli di genitori separati può essere difficile. A volte può divenire addirittura drammatico, specie se la madre usa i social network per rendere noti i dettagli di una vita familiare compromessa e di una separazione straziante. Se poi a ciò si aggiunge un contesto socio-ambientale ostile, i minori sono privati di tutela.
Il fatto
All’esito del giudizio di separazione, il giudice sospende la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori a causa dei comportamenti gravemente pregiudizievoli tenuti a danno del ragazzo, disponendo così in favore dell’apertura della tutela del minore. Tra i compiti del tutore vi è la cura della persona del minore, che nel caso di specie sembra essere più sereno lontano dall’Italia, dove è troppo forte la pressione mediatica. Così il giudice tutelare autorizza la richiesta del tutore di iscrivere il ragazzo in una scuola statunitense, vista la ricaduta positiva che hanno avuto i precedenti viaggi-studio all’estero.
Il Tribunale di Roma, adito per confermare o impedire l’esecuzione di quanto disposto dal giudice tutelare, si trova di fronte a un figlio, un padre e una madre, tutti uno contro l’altro.
Il ragazzo vuole studiare fuori dall’Italia perché si sente a disagio nell’affrontare quotidianamente i suoi compagni, che sono venuti a conoscenza di quanto pubblicato sul web.
Il padre, ricorrente in giudizio, insiste per il rispetto della volontà del figlio e il tutore per proseguire nell’attuazione della decisione del giudice tutelare.
La madre, resistente in giudizio, chiede di negare l’iscrizione in un istituto estero adducendo l’esigenza di non vanificare il percorso di sostegno fatto sinora e di sospendere il provvedimento che gli impedisce l’esercizio della responsabilità genitoriale.
Dalle relazioni dei Servizi Sociali che ormai da tempo seguono la famiglia emerge la ferma volontà del minore di studiare in USA per evidenti difficoltà ambientali. Dalla relazione del psicoterapeuta che incontra periodicamente il ragazzo emerge il timore di incontri ravvicinati con la madre a causa della diffusione di dettagli intimi della loro vita privata, ma anche la maturità psichica per affrontare il resto degli studi in un paese straniero.
La decisione
L’ordinanza del 23 dicembre 2017 del Tribunale di Roma autorizza il tutore a procedere all’iscrizione del minore presso l’istituto scolastico americano, con obbligo di residenza all’interno e ponendo a carico del padre tutti i relativi costi, compresi quelli del rientro in Italia per i periodi di vacanza.
Impone alla madre l’obbligo di rimuovere da facebook tutte le informazioni, le immagini, i video e i commenti riguardanti il figlio e dalla stessa pubblicati e la inibisce dal caricare nuovamente sui social o di far inserire sui mass media qualsiasi informazione o immagine del ragazzo.
Dispone che il tutore si attivi per ottenere la deindicizzazione dai motori di ricerca di tutti i dati relativi al minore e la cancellazione dai social di qualunque cosa lo riguardi e per impedire a terzi di diffondere altre informazioni sul suo conto. Tutto ciò previo deposito da parte di padre, madre e tutore di tutta la documentazione relativa a quanto reso noto sul ragazzo durante il 2016 e 2017.
In riferimento ad ogni disposizione presa nei confronti di ciascun soggetto, il Tribunale ha stabilito che per ogni giorno di inadempienza degli obblighi imposti, la parte inadempiente verserà alle altre una somma di denaro a titolo di ammenda.
Le motivazioni della decisione
Il Tribunale di Roma, coerentemente con quanto già affermato dalla Corte di Cassazione, in merito alla rilevanza della volontà del minore, decide di ascoltare il figlio, di 16 anni e di riconoscere una migliore capacità di autodeterminazione rispetto alla sentenza di separazione. La volontà del ragazzo e la sua insistenza nel frequentare un college americano è, secondo i giudici, giustificata dall’uso costante e sistematico dei social network fatto dalla madre che ha reso di pubblico dominio fatti che giunti ai compagni gli hanno impedito di instaurare relazioni amicali normali per l’età del ragazzo stesso. Inoltre il Tribunale teme che negare il proseguimento degli studi all’estero porti conseguenze ben più gravi, come il completo abbandono della formazione superiore. Vivere, invece, in un college potrebbe renderlo autonomo, soprattutto rispetto alla famiglia paterna (ritenuta nociva dalla madre) e facilitargli un possibile inserimento lavorativo futuro.
I giudici romani aderiscono dunque, alla decisione del giudice tutelare di iscrivere il ragazzo in un college americano, confidando nel fatto che il distacco sia utile all’instaurazione di una più sana relazione paterna e alla ripresa dei rapporti materni, attualmente inesistenti.
Inoltre anticipano le conseguenze del mancato adempimento chiarendo nel dispositivo la misura e le persone a cui esse si rivolgono. La misura di coercizione indiretta dovrebbe evitare l’inadempimento stesso.