“Una favola sul tempo che parla dell’importanza di ristabilire il contatto tra gli esseri umani”, così il regista Stefano Di Polito definisce Waiting (2019, 70 minuti). I protagonisti di questo film documentario sono bambini di due classi seconde delle scuole primarie “Aurora” e “Giuseppe Parini”, insieme alla loro maestra e ai loro genitori. In queste due scuole, la percentuale dei figli di immigrati raggiunge il 95%.
Una parte del ricavato dalla vendita dei biglietti (€160) di Waiting sarà destinata alla scuola Parini, per allestire un’aula dedicata all’arte.
“Adesso raccogliamo anche progetti creativi. L’intenzione è promuovere dei laboratori artistici per i bambini. Tutte le persone creative che hanno qualcosa di bello da proporre dovrebbero entrare in contatto con questa scuola”, sottolinea Stefano Di Polito. “L’arte è una forma di espressione universale, e i bambini che arrivano dall’estero potrebbero esprimersi attraverso il disegno, la musica e così via, intanto che imparano l’italiano.” Il regista evidenzia la ricchezza culturale che questa integrazione propone a tutta la scuola.
Le prossime proiezioni saranno al Cinema Teatro Agnelli, nei seguenti orari: domenica 13 ottobre ore 18, con la presenza del regista e della maestra Andreina Poy; e ore 21. Lunedì 14, martedì 15 e mercoledì 16 ore 21.
Waiting (attesa) è stato presentato ieri insieme a un dibattito sui diritti dei minori. Hanno partecipato Andrea Giorgis, Sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia, Gabriele Moroni, presidente di Arci Piemonte, Sara Guidi, coordinatrice del progetto Civico Zero di Save the Children, con presentazione e mediazione di Alessandro Gaido, presidente dell’Associazione Piemonte Movie, e del suo regista Di Polito.
Il dibattito
“Il film, con una dolcezza davvero particolare, ci dice che una convivenza multiculturale non è solo possibile ma è desiderabile, è qualcosa di prezioso. Noi siamo, secondo me, in un momento nel quale non c’è molta consapevolezza di quanto sia prezioso il pluralismo che si è conquistato a fatica dopo il secondo conflitto mondiale, e anzi io temo che noi viviamo in un tempo nel quale la violenza – fisica, verbale, negli sguardi è diffusa più di quanto sia tollerabile”, dichiara Andrea Giorgis.
“In Waiting si parla di uguaglianza, di memoria, e in qualche modo anche il documentario è un modo di fare memoria di queste storie, di questi percorsi, anche di queste ingiustizie. Si parla del presente, dello stare insieme, del condividere e quindi fare comunità. E poi si parla del futuro: i bambini dicono di sognare, io penso appunto anche di immaginare e progettare un futuro più giusto, con più diritti. Noi siamo tra i promotori della campagna Io Accolgo”, dice Gabriele Moroni.
“Quello che si cerca di fare quotidianamente è aumentare sempre di più le occasioni di confronto e scambio di conoscenza, perché i ragazzi possano capire il contesto in cui vivono. La sensazione di stare di fronte a ragazzi che hanno vissuto percorsi così lontani da quelli che ci possiamo immaginare, è la sensazione che almeno io provo quotidianamente nel lavorare con loro, quella di imparare tutti i giorni qualcosa di nuovo e restituire loro quello sguardo in cui ti dico ‘grazie per quello che mi stai trasmettendo’, credo che aiuti loro a crescere come persone e a comprendere sia le tragedie che hanno vissuto sia le risorse che portano in campo”, racconta Sara Guidi.
La storia di Waiting
Il documentario, ambientato a Porta Palazzo (zona Aurora – Torino), racconta la storia di una classe che prepara uno spettacolo teatrale. Durante la notte, un fulmine colpisce l’orologio della torretta e fa cadere la lancetta dei secondi, fermando il tempo. Waiting racconta anche la vita vera di questi bambini, le loro attese e quelle delle loro famiglie:
- Le difficoltà economiche e culturali che affrontano i loro genitori, mentre cercano lavoro o subiscono uno sfratto, oppure lavorano anche da 14 a 16 ore al giorno per proporre ai figli un futuro dignitoso.
- L’attesa che venga riconosciuta la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri. In Italia, la cittadinanza per ius soli (diritto del suolo) trova applicazione solo in alcune circostanze eccezionali.
“Avevo scritto una lettera a mia figlia prima che nascesse in cui raccontavo di quest’orologio di Porta Palazzo, che esiste e tutt’ora è lì fermo, e come dei bambini erano gli unici che potevano farlo, in qualche modo, ripartire: da lì è nato il progetto di questo film“, racconta Di Polito. “Nel documentario riprendo le prove di un laboratorio teatrale sul tempo che ho condotto con Marta Di Giulio durante il Festival della Cultura dal Basso, organizzato con l’associazione culturale Babelica. Mi ha colpito vedere quanto queste famiglie siano unite, siano piene di dignità, di orgoglio e di forza.” Tra altri lavori, il regista è conosciuto anche per il film Mirafiori Luna Park e per il libro E poi sarà amore. Diario di un papà in attesa.
Waiting è assolutamente un documentario da vedere!
Per le fotografie sia di copertina che interna si ringrazia il fotografo Michele D’Ottavio