Io sono nata e cresciuta in Brasile, dove ho vissuto fino ai miei 35 anni. Conveniamo che non è proprio l’età in cui prendi e te ne vai in un altro paese per ricominciare daccapo. Nel mio caso, però, ha funzionato. Non è una favola, è vita reale e – proprio per questo motivo – ha funzionato. In particolare desidero parlarvi di come mi sono trovata a fare la mamma in Italia e come sarebbe stato se le mie bimbe fossero nate in Brasile. Intendiamoci, non vale per tutte le mamme brasiliane che si trovano in Italia, ma ci sono tanti luoghi comuni, a cominciare dal parto.
Fino all’anno scorso, nessuna mia parente o amica stretta (parlo delle mie coetanee), in Brasile, aveva avuto il parto naturale. Tutte le mamme che conoscevo, avevano fatto il cesareo. Io volevo assolutamente il parto naturale e ho quasi fatto morire di preoccupazione i miei genitori aspettando di dare alla luce la loro prima nipote. Dopo 36 ore di contrazioni, però, sono stata costretta a sottopormi al cesareo. In Brasile se avessi aspettato così tanto mi avrebbero detto che ero fuori di testa.
Tornate a casa, dopo qualche giorno cominciarono ad arrivare le visite e pensavo: “Lavatevi le mani, vi prego lavatevi le mani”. Ancora un po’ e mettevo un cartello con la scritta al neon fluorescente indicando il rubinetto del bagno: “Passate di qui se volete toccare la bambina!”.
“Toglietevi le scarpe!”.
“Il cane? No, mi dispiace, non lo puoi portare.”.
Non posso garantire che queste usanze siano solo brasiliane, ma sta di fatto che tutti mi guardavano come se fossi un’aliena.
Per non parlare delle uscite. Quando torni dall’ospedale, in Brasile si dice che non puoi uscire per circa 40 giorni, tranne che per andare dal pediatra, sempre che sia necessario. Così avevo il terrore di uscire di casa con la mia prima figlia neonata. Prendere il pullman? Ma non scherziamo, così pieno di germi e batteri.
Con la seconda bambina ho fatto molte cose in modo diverso. Essendomi già abituata alle nuove usanze, dopo quattro giorni ero ai Giardini Reali.
Infine, vogliamo parlare del sole. Ho una figlia con la pelle chiara come il latte e i capelli rossi, alla quale con il sole vengono le lentiggini. Bisognava coprirla sempre, fino a quando non ha potuto usare la crema solare, cioè non prima dei sei-otto mesi. Per coprirla sempre intendevo anche quando dovevamo solo attraversare la strada sotto il sole. Tante volte mi sentivo dire: “Ma figurati, non ti preoccupare, il sole dell’Italia non è come il sole del Brasile.”. Qualcuno mi spiega la differenza? Ero sicura di essermi trasferita in un altro continente, mica in un’altra galassia.
Il bilancio? Positivo. Ho cercato di apprendere tutte le cose che mi sembravano più logiche e naturali, cercando di informarmi da fonti che credevo affidabili, così ho cambiato qualche abitudine qua e là, e ho mantenuto le regole che per me erano immutabili. Infatti ancora oggi spendo più in crema solare che in scarpe…