Ora che sei diventata mamma ti chiedi continuamente cose del tipo: “Quando spunterà il primo dentino? Mangerà quando gli toglierò il latte? Quando comincerà a camminare e a parlare?
Ebbene non farsi prendere dall’ansia è sempre una buona idea, ma avere alcune nozioni sulle tappe fondamentali della crescita può essere utile per comprendere come e quando intervenire. In particolare tenendo presente come avviene lo sviluppo del linguaggio nei primi tre anni di vita può aiutarti a capire come stimolare il tuo bambino e quando preoccuparti realmente.
Linguaggio Bambini tra 8 e 10 mesi: I Vocalizzi
Nel periodo tra gli 8-10 mesi i bambini iniziano a produrre dei vocalizzi molto più vari rispetto alle prime sperimentazioni della voce, in cui vengono ripetute più o meno le stesse sillabe PA-PA-PA, PAA, BA-BA. In questa fase si aggiungono varianti che esplorano altre combinazioni di consonante-vocale, che tipicamente sono MA-MA-MA, TA-TA-TA, DA-DA-DA, KA-KA-KA, GA-GA-GA.
Non solo aumenta la varietà delle sillabe, ma anche la quantità dei vocalizzi. Le sue prime parole saranno quelle contenenti i suoni su cui si è esercitato di più.
Mamma, mettiti di fronte al tuo bambino, il viso davanti al suo, e gioca con lui a ripetere le sillabe che lui produce; lui vocalizza e tu ripeti, in una sorta di “discorso” con intonazioni diverse e con sillabe diverse che tu gli proponi da ripetere a sua volta. Se il bambino tende ad essere ripetitivo nelle sue espressioni e a non variare i suoni, l’imitazione può essere efficace.
Linguaggio Bambini tra 9 e 12 mesi: I gesti che parlano
Le prime forme di comunicazione volontaria, a partire da 9-12 mesi circa, sono i gesti che il bambino usa per attirare l’attenzione dell’adulto e indicare che desidera un oggetto oppure per mostrare o dare qualche cosa.
I gesti sono molto importanti perché precedono il linguaggio e accompagnano le sue prime parole. Quando poi il gesto viene usato per “dichiarare” qualcosa, significa che il bambino ha imparato la funzione principale del linguaggio, cioè comunicare: i suoi bisogni, le sue emozioni, i suoi desideri.
Quando il bambino richiama l’adulto e poi indica un oggetto o ciò che sta facendo affinché gli presti attenzione, significa che ha imparato un modo efficace per relazionarsi con l’ambiente e può agire su di esso in modo attivo, anche se indiretto.
Se il bambino ti guarda, ma non ricerca attivamente la tua attenzione, prova a non soddisfare le sue richieste prima ancora che le abbia manifestate.
Di fronte ad un suo gesto, che avrà un determinato significato, sottolinea con le parole ciò che hai capito, affinché lui colleghi il suo gesto all’azione che ne è derivata e alle parole con cui la descrivi.
Linguaggio Bambini tra 12 e 15 mesi: I gesti simbolici
Intorno ai 12-15 mesi il bambino comincia a produrre le sue prime parole e impara il nuovo gioco dell’imitare: osserva i gesti che gli adulti compiono su di lui (lo lavano, vestono, pettinano, ecc.) e intorno a lui (preparano il cibo, parlano al telefono, accudiscono la casa, ecc.), soprattutto quelli che si ripetono più frequentemente e li imita nei suoi momenti di gioco spontaneo.
Con il gesto il bambino rappresenta la realtà che vede e che conosce; inizialmente proverà ad imitare l’azione quando l’oggetto è presente, ma in una fase successiva, imparerà che il gesto può rappresentare l’azione anche se l’oggetto non è visibile. Il gesto diventa simbolo dell’azione, così come la parola diventa simbolo dell’oggetto: questo legame tra realtà e parola viene memorizzato nella mente del bambino e porta alla formazione del significato. Sentendo la parola “albero”, non avrà bisogno di vederlo, ma il suono della parola rimanderà nella sua mente a ciò che ha imparato essere un albero.
Alcuni giochi tradizionali possono aiutare il tuo bambino in questo passaggio: il gioco del nascondersi e fare cucù, nascondere un gioco sotto un fazzoletto davanti a lui e poi farlo riapparire sollevando il fazzoletto, far finta di compiere un’azione (es. telefonare alla nonna), compiere azioni su oggetti (es. dar da mangiare alla bambola).
Se accompagni questi giochi con le parole, puoi sottolineare le azioni che compi e collegare le sequenze di gesti alle sequenze delle parole, stimolando l’uso del linguaggio.
Linguaggio Bambini tra 20 e 24 mesi: Un’esplosione di parole
A partire dai 20-24 mesi, il bambino comincia ad usare molte delle parole che finora ha ascoltato, collegando il suono all’oggetto o all’azione che veniva eseguita e costruendo nella sua mente il significato.
Dopo aver immagazzinato tutte queste parole, che fino a pochi mesi prima non riusciva a riprodurre con la sua voce, ora inizia ad usarle attivamente, per comunicare con le persone che lo circondano.
Il repertorio passa in questa fase da circa 50 a 300-500 parole, una vera esplosione del suo vocabolario. Questa disponibilità di parole permette a sua volta di provare a combinarle, così come il bambino ha imparato a fare mettendo i gesti in sequenza per rappresentare un’azione. Nascono le prime combinazioni di parole, spesso un nome e un verbo (“bimbo mangia”), che diventeranno poi le prime frasi, con una struttura sempre più simile a quella del modello adulto.
A 36-42 mesi il bambino conosce e usa circa 1000 parole che è in grado di combinare in frasi di tipo adulto, inserendo anche quelle parti grammaticali che accordano tra loro i vari elementi linguistici.
Leggere favole al tuo bambino, guardare insieme un libro descrivendo le immagini, recitare brevi filastrocche, chiamare per nome ogni oggetto e descrivergli le varie azioni della giornata mentre le esegui, sono tutti modi semplici e istintivi per trasmettergli nuove parole e modi diversi per utilizzarle, combinandole nelle frasi e portandole nella sua vita in modo concreto.
CONCLUSIONI:
Perchè il mio bambino non parla?
Quando preoccuparsi del bambino che parla male o ancora pronuncia poche parole mentre i coetanei già chiacchierano spediti?
Sarà un ritardo nell’acquisizione?
Oppure è un disturbo che non può risolversi spontaneamente?
Il bambino capisce tutto, ma non si esprime oppure a volte sembra che non comprenda?
Sappiamo che il linguaggio è espressione delle funzioni cognitive più evolute, peculiarità unica degli esseri umani rispetto ad ogni altro essere vivente.
La sua acquisizione fisiologica testimonia il corretto funzionamento di molte altre funzioni superiori, come l’attenzione, la memoria, la capacità di risolvere problemi. Da ciò l’importanza di non trascurare qualsiasi segno di “diversità” rispetto a quanto ci si aspetta.
Decidere di attendere che il tempo metta le cose a posto, senza approfondire come il bambino sta procedendo nel suo percorso linguistico, può non essere la scelta migliore. Il riconoscimento precoce di un disturbo del linguaggio permette di intervenire presto, per evitare che questo si consolidi e diventi l’unica modalità con cui il bambino si esprime.
Se a tre anni il bambino non riesce ad esprimersi usando delle frasi articolate, utilizza poche parole o le trasforma rendendole incomprensibili, occorre accorgersi che questo NON rientra nella normalità e decidere di approfondire cosa sta succedendo, insieme a chi si occupa in modo esclusivo del linguaggio e della comunicazione, ossia il foniatra e il logopedista.