Come la vita di un automobilista è impostata sulle regole del Codice della Strada, allo stesso modo è pensiero condiviso che uno sviluppo sano del bambino debba essere impostato su alcune regole educative.
Ne parliamo con la psicologa, dott.ssa Barbara Iazzolino:
“Ovviamente le regole dovranno essere adeguate al bambino, ma devono esservi sin da subito per permettere un’adeguata educazione.”
Quali siano nello specifico lo decide la famiglia sulla base di un criterio semplice quanto necessario, il rispetto reciproco.
In famiglia i tre poteri istituzionali – legislativo, esecutivo e giudiziario – sono unificati in un unico organo: i genitori, in una alternanza e sequenzialità che, a volte, crea confusione persino agli stessi titolari.
“I genitori, agli occhi del bambino devono risultare come un’unica entità, sempre allineata e sintonizzata su un’unica frequenza educativa, pronti a rispondere alle richieste del proprio figlio avendo ben chiare le norme che questo dovrebbe apprendere.”
Come comunicare le regole educative individuate dai genitori?
Nel contesto familiare tocca all’adulto il compito di stabilire i termini di ciò che è consentito ai bambini, ma occorre tenere presente alcune accortezze fondamentali. Per semplicità proviamo ad elencarle:
- Essere chiari e semplici nello spiegare quali sono i comportamenti desiderati e quali non lo sono. Poche parole e un esempio sono più comprensibili di un lungo sermone pieno di divieti.
- Esplicitare le conseguenze del mancato rispetto della regola. Ad esempio: “Se non riordini i giochi prima di cena, lo dovrai fare mentre noi inizieremo a guardare il film.”
- Le contravvenzioni devono essere proporzionali, dirette, certe e collegate alla violazione. Nulla è più dannoso di una promessa non mantenuta, piuttosto non dire nulla.
- È importante far comprendere il nesso causale tra l’azione (violazione della regola) e la conseguenza negativa (punizione o mancata gratificazione/conseguenza positiva). Diversamente il bambino, potrebbe pensare che sia l’adulto a decidere in base al proprio capriccio. Sentirà di essere impotente di fronte all’autorità genitoriale, anziché causa diretta della punizione.
- Le regole devono essere ragionevoli e contestuali (ad esempio: se chiediamo ai bambini di non mangiare MAI dolci, facilmente non gli consentiremo di rispettare questa regola).
- L’applicazione della regola richiede una certa costanza nel tempo in modo da acquisire il carattere di “normalità”, ma si dovrà modificare con le necessità e la crescita dei figli.
- La conseguenza di una violazione deve essere svincolata il più possibile da sensazioni affini al senso di colpa; ad esempio è possibile dire al bambino “Mi spiace che tu oggi non possa guardare i cartoni animati, ma sappiamo che questa è la conseguenza di un comportamento che non va bene. Potrai guardare i cartoni domani, se ti ricorderai come ci si comporta”. Sappiamo quanto i bambini possano essere maestri nell’arte delle “sceneggiate” e farci sentire in colpa pur di ottenere ciò che desiderano. In questi casi provate a pensare a voi stessi in modo asettico come il vigile quando fa la multa.
- Ci sono maggiori possibilità di ottenere il rispetto delle regole se queste non diventano un complicato e voluminoso sistema di norme, minacce e castighi; la pace in famiglia può essere conquistata più facilmente se le regole non sono troppe e valgono per tutti. Naturalmente in certi casi è opportuno spiegare che alcune regole valgono per i bambini, altre per gli adulti. Ad un bambino di 6 anni che ama provocare con il turpiloquio, ad esempio, si potrà dichiarare che quando avrà l’età per guidare l’auto potrà anche dire le parolacce, ma fino ad allora non potrà farlo anche se dovesse sentire che il papà o la mamma le dicono.
Come far rispettare le regole educative prescelte?
“Oltre a queste brevi indicazioni su come dare le regole, un aspetto da tenere presente è che il bambino probabilmente non le accetterà subito, ma sarà importante per i genitori essere fermi nel farle rispettare. Se il “piccolo automobilista” protesterà per una sanzione, i genitori-vigili non dovranno essere intimiditi o sentirsi in colpa di fronte alla protesta, al pianto o ad altri “effetti speciali”.
Purtroppo, i vigili devono essere giusti ed applicare quanto dichiarato. Questo è necessario affinché, seppur modificate sulla base dell’età, le regole educative del bambino rimangano costanti durante tutta l’infanzia.
Non servono a nulla le regole e le conseguenti sanzioni se, poi queste ultime non vengono applicate dal genitore, nel caso in cui il bimbo diventasse un po’ troppo difficile da gestire. Purtroppo, molto raramente vi sono dei giusti motivi per mostrarsi accondiscendenti.
Se continuiamo a pensare al codice della strada, noi adulti sappiamo perfettamente che se dovessimo passare con il rosso, il vigile ci farebbe la multa e non ci permetteremmo di contestarla in quanto conosciamo il Codice della Strada. Al contempo però, sappiamo che alcuni mezzi sono autorizzati a passare con il rosso come Polizia, Ambulanza, etc. Ecco, il genitore si potrà permettere di modificare le proprie regole solo in casi eccezionali, solo nei casi in cui ci fosse il rosso e dovesse comunque attraversare l’Ambulanza o la Polizia. Quindi, nonostante la tv o il tablet siano degli ottimi babysitter, se la punizione comporta una rinuncia a questi diversivi, non si dovrebbe concedere di usarli per non sentirlo piangere o affinché mangi la tanto odiata verdura o permetta al genitore di stare un po’ tranquillo.
Queste non sono motivazioni “da Ambulanza” e la deroga concessa porterebbe soltanto ad una mancanza di adesione da parte del bambino alle norme genitoriali.
Pensando quindi a quanto detto sino ad ora, è difficile essere un bravo automobilista, ma è altrettanto difficile essere un bravo vigile!”.
Le regole educative come regole di vita
Metafore del codice stradale o del mondo calcistico possono essere molto più efficaci di lunghe prediche, nelle quali l’adulto corre sempre il rischio di entrare nel meccanismo perverso della contrattazione.
“Solo stasera”, “ancora 5 minuti”, “ti prometto che è l’ultima volta”, sono trappole nelle quali il piccolo truffatore cerca di portarci sul suo terreno di gioco – tanto per continuare con la metafora sportiva.
Il mister siamo NOI adulti e decidiamo i ruoli in campo secondo strategie di gioco che sfuggono ai futuri campioni, così come avviene nel torneo della vita. Il cartellino rosso o la panchina sono sfide altrettanto importanti, nelle quali – genitori da una parte e figli dall’altra – sono chiamati a mettersi in gioco con ruoli e obiettivi diversi.
Senza mai dimenticare che la partita, chiamata vita, è un “gioco” nel quale le regole servono per divertirsi senza farsi male né farne ad altri, spendendo insieme un tempo leggero sì, ma anche costruttivo.
Articolo scritto in collaborazione con la Psicologa Dott.ssa Barbara Iazzolino