Walking in someone else’s shoes, l’esercizio emotivo del mettersi nei panni di qualcuno altro, risulta sempre di più una pratica obsoleta. E pare esserlo maggiormente se di fronte a noi c’è una futura mamma.
L’onda del sentimentalismo ci spinge ad empatizzare gioiosamente con la gestante, congratulandoci con lei per la sua condizione e per l’arrivo di un nuovo componente della famiglia.
Indubbiamente si tratta di un lieto evento che porta con sé uno stravolgimento completo delle vite dei futuri genitori, i quali potrebbero talvolta essere presi da ansie, angosce, paura e preoccupazioni per il futuro.
E nel caso della donna che porta in grembo il nascituro, anche disagio per i cambiamenti del proprio corpo.
Ciò che spesso viene dimenticato nello scambio di interazioni con una donna in dolce attesa (che magari sta attraverso un momento molto delicato) è la sensibilità dell’immedesimazione.
Se ci si soffermasse un po’ di più a comprendere i suoi stati d’animo, e le sue emozioni, forse si potrebbe essere partecipi in maniera più appropriata.
Per questo è bene ricordare che alcune frasi, anche dette in buona fede, possono in verità risultare offensive o addirittura ferire emotivamente la destinataria.
1. E’ TUTTO NORMALE
Ridurre a “normale” una condizione che non lo è affatto, contribuisce a mortificare il senso stesso della gravidanza. Portare in grembo un altro essere vivente, non è assolutamente qualcosa di “normale”, ma è un’eventualità eccezionale, che una donna può anche vivere con timore e angoscia.
Che qualcuno le ricordi che si tratta di un evento “normale” o “naturale” non la aiuterà certamente a tranquillizzarsi, né a cancellare le sue preoccupazioni.
La farà solo sentire terribilmente inadeguata. Tolto il fatto che definire qualcosa “normale” nel ventunesimo secolo, credo sia ormai anacronistico e desueto, oltre che discriminante.
Rivolgere una tale considerazione nei confronti di una futura mamma che esprime delle insicurezze, non farà altro che alimentare la fonte di ansie assolutamente comprensibili e giustificabili.
2. E’ COLPA DEGLI ORMONI
Quanto può essere offensivo ridurre i sentimenti di una futura mamma a nient’altro che una “tempesta ormonale”?
Anche se incinta, una donna resta sempre e comunque una persona con i propri pensieri e i propri sentimenti.
La maggior parte delle persone vede prima la pancia, e poi la mamma che la “indossa”, dimenticandosi ben presto che quella che si ha davanti non è una semplice incubatrice alimentata da uno speciale “carburante ormonale” che permette la crescita della vita al suo interno.
È indubbio che gli ormoni giochino un ruolo importante sull’umore di una donna, ma un conto è l’umore, un altro i sentimenti!
E forse bisognerebbe abituarsi all’idea che questi ultimi vanno tenuti sempre in grossa considerazione.
3. ADESSO NON POTRAI PIU’…
Questo tipo elenchi normalmente può includere: bere alcolici, mangiare quello che ti pare, viaggiare, fare sport, andare ai concerti , fare un bagno caldo ecc ecc..
Una futura mamma sa che per i mesi a venire dovrà modificare il proprio stile di vita o in alcuni casi l’alimentazione, ma ciò non significa che la gravidanza (e il periodo successivo) rappresentino un periodo di privazioni.
E’ psicologicamente mortificante assistere alla descrizione della gravidanza come nient’altro che un avvilente elenco di rinunce, di cui la futura mamma dovrà farsi carico con gioia, pena l’essere considerata una pessima madre ancora prima di diventarlo a tutti gli effetti.
Al contrario, spostare i riflettori sugli aspetti positivi della gravidanza e sui privilegi che tale condizione comporta, potrà sicuramente essere di maggiore aiuto!
4. FARE LA MAMMA E’ IL MESTIERE PIU BELLO DEL MONDO
Mi è stata rivolta questa osservazione, mentre esprimevo la mia preoccupazione per l’aspetto lavorativo.
Purtroppo nel 2022, siamo ancora costrette a convivere con la consapevolezza che in mancanza di un contratto di lavoro stabile, un’eventuale gravidanza potrebbe mettere a rischio la nostra realizzazione professionale.
Non mi vergogno a dire che la prima cosa che ho pensato vedendo il test di gravidanza positivo è stata “Come farò con il lavoro?”
Credo sia una preoccupazione legittima, soprattutto in virtù del tanto impegno speso negli anni passati per la creazione di una posizione lavorativa che potesse essere soddisfacente e realizzante.
Non metto in dubbio che “fare la mamma” sia l’impiego più arricchente e importante che ci sia, ma non dimentichiamoci che una donna, seppur madre, resta una persona con le proprie ambizioni, i propri sogni e le proprie speranze di realizzazione professionale.
Il non sentirsi abbastanza tutelata da questo punto di vista, potrebbe generare ansie e angosce che sicuramente perderanno d’importanza quando terrà in braccio per la prima volta la creatura che porta in grembo, ma che al momento della gravidanza possono anche rappresentare una priorità in termini di futuro.
5. DEVI ESSERE GRATA DELLA VITA CHE CRESCE DENTRO DI TE
Mi piacerebbe, per una volta, sfatare il mito della donna gravida felice e raggiante a tutti i costi.
Qualche mese fa Levante ha pubblicato sui social una considerazione che ha messo d’accordo molte di noi:
«Nonostante questa grazia – è così che la definisco – la mia infinita tenerezza verso la vita che mi abita si è mischiata spesso al dolore di non riconoscermi, giorno dopo giorno. “Non sono io” mi sono ripetuta tante volte, detestandomi… nulla a che vedere con l’amore infinito che provo per questa piccolina, che proteggerò con tutte le mie forze.»
Credo non ci potessero essere parole più delicate e potenti allo stesso tempo per descrivere la condizione che molte di noi provano con la gravidanza.
La società è disposta a giudicarti se non sei felicissima, se non vivi questi nove mesi come un dono del cielo, e questo ferisce molto.
La sensazione di non essere più padrona del proprio corpo, a volte può spiazzare creando un senso di profondo disagio con se stesse.
È importante ricordare che se arriviamo a non riconoscerci o a “detestarci” come scrive Levante, in alcune fasi più delicate, non siamo sbagliate noi.
Credo sia più che altro il senso comune, l’opinione diffusa che si ha della gravidanza a doversi mettere in discussione. Cercare di uscire da schemi preconfezionati (cui è molto facile aderire) e accogliere con sensibilità chi prova tale disagio sulla propria pelle è molto più arricchente.