Cura della propria voce

Perché rivolgersi alle mamme per parlare della voce? Da dove viene questa relazione tra la maternità e i problemi di voce? Ecco, ve lo spiego con un piccolo aneddoto personale perché mi torna alla mente una battuta di mia figlia piccola. Nel mezzo di un litigio mi disse: “Vorrei una mamma che non urla” ed io risposi dicendo che non esistono mamme che non urlano. In realtà, occorrerebbe che le mamme si prendessero cura della propria voce, anche per preservare (offrendo un modello positivo) quella dei bambini che, sempre più spesso, si rivolgono al logopedista per problemi di voce.

Tecnicamente si parla di disfonia e, in questo caso – quello delle mamme urlatrici – precisamente di disfonia disfunzionale, cioè quella causata da un “cattivo uso” della voce.
Prendersi cura della propria voce significa considerare il proprio stile comunicativo. Già, perché la voce è lo strumento principale attraverso il quale passa la comunicazione verbale.

Certo, la comunicazione avviene anche attraverso lo scritto, di cui le numerose chat o mail che intasano i nostri spazi virtuali sono un esempio quotidiano. Sappiamo però che alcune conversazioni, alcuni messaggi richiedono proprio uno scambio a voce.

 

Prima di descrivere “come” prendersene cura, facciamo un passo indietro per spiegare che cosa è la voce.

Cita il dizionario Garzanti alla definizione di voce: “suono che, nel parlare o nel cantare, è prodotto dalla laringe nel momento in cui il flusso espiratorio incontra le corde vocali mettendole in vibrazione; voce è anche, il timbro di questo suono, dovuto alla conformazione delle cavità (faringe, fosse nasali ecc.) che fungono da risuonatori”.
La definizione tecnica riguarda la vibrazione del flusso d’aria espirata attraverso le corde vocali, ma nella voce ciò che confluisce è molto più di semplice aria.

Dal profondo del nostro essere, oltre che degli spazi anatomici, la voce è la vibrazione dell’anima, del modo di sentire sé stessi e il mondo esterno. Vibrazione, energia, profondità sono il contenuto di ciò che le descrizioni tecniche riferiscono come intensità e timbro vocale. Rappresentano il “colore” della nostra voce e ci differenziano dagli altri.
Inoltre la voce si modifica insieme all’individuo, non solo nella crescita – conosciamo quali trasformazioni subisce la voce maschile nel passaggio puberale – ma anche nei cambiamenti dello stato fisico (malessere, invecchiamento, affezioni delle vie aeree, affaticamento o debolezza) e psichico (agitazione, emozione, sofferenza, esaltazione, rabbia). Chiamando una persona cara al telefono, percepiamo immediatamente una alterazione emotiva forte, anche solo dal cambiamento della sua voce.

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Prendersi cura della propria voce è come per il musicista occuparsi del proprio strumento musicale.

Significa anzitutto evitare gli abusi, sia in termini quantitativi che qualitativi. In altre parole, cercare di non affaticarsi nel parlare, specialmente in luoghi affollati o di cattiva risonanza, nei quali spontaneamente si tende ad alzare il tono di voce per coprire il rumore di fondo. Ad esempio, camminando per strada, dobbiamo sovrastare il rumore delle auto nel traffico, lo sferragliare del tram, la sirena di un’ambulanza, il vociare delle persone intorno. Se poi stiamo parlando al telefono, le condizioni della conversazione diventano ancora più faticose per la voce.

Ci sono categorie professionali più esposte ai cosiddetti malmenage e surmenage vocali. Paradossalmente, cantanti ed attori sono meno coinvolti, in quanto preparati a gestire gli affaticamenti e i malesseri della voce che per loro rappresenta uno strumento di lavoro imprescindibile. Penso piuttosto agli insegnanti, al personale dei call center, agli allenatori sportivi e a molte situazioni in cui la comunicazione a voce sia resa difficoltosa dagli ambienti di lavoro come mercati, fabbriche, palestre, piscine, cantieri stradali, ecc.

Nella pratica, cosa bisogna fare per prendersi cura della propria voce?

Potremmo stilare una sorta di decalogo:

1° idratazione: bere molta acqua per mantenere l’idratazione dei tessuti dell’organismo in generale;
2° limitare le bevande irritanti, cioè bibite gassate, alcolici e caffè / thé perché disidratano le mucose;
3° evitare il fumo, che stimola fortemente la mucosa delle corde vocali, disidrata e infiamma, soprattutto nell’azione combinata con sostanze alcoliche;
4° rispettare il riposo vocale. Dopo aver parlato molto è necessario fare una pausa almeno di un paio d’ore, per dare il tempo alla muscolatura vocale di rilassarsi;
5° non sforzarsi di parlare (o peggio, urlare o cantare) quando si è influenzati e afoni. In questi casi è meglio parlare poco e a bassa voce piuttosto che sussurrare;
6° evitare di parlare da una stanza all’altra o a distanza. Avvicinarsi e guardare negli occhi l’interlocutore è sempre la scelta migliore anche sul piano comunicativo;
7° evitare le lunghe conversazioni al telefono o in luoghi ad alta rumorosità ambientale;
8° mantenere le vie aeree superiori in salute, in modo da respirare sempre con il naso soprattutto in inverno. Respirare con la bocca aperta quando le temperature esterne sono molto basse, rappresenta una vera e propria aggressione della laringe;
9° curare tempestivamente gli abbassamenti di voce, per evitare di entrare nel circolo vizioso della disfonia: più mi sento rauco, più mi sforzo di alzare la voce per farmi capire;
10° curare il riposo e lo stato di benessere generale. Lo stress e le tensioni emotive coinvolgono anche le corde vocali e le modalità con cui parliamo;

Infine, se notate che la vostra raucedine non si risolve dopo due settimane di terapia, forse è opportuna una visita dal foniatra, che si prenderà cura – in quel caso tocca allo specialista – delle vostre corde vocali in modo più mirato.

 

Daniela

Daniela

Daniela Filippini. Laureata in Logopedia con lode presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, mi occupo prevalentemente di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, in collaborazione con la Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus e il poliambulatorio Oasimedica. Nel tempo libero le mie passioni sono il cinema, il teatro e gli sport di montagna.

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