La tanto desiderata fase 2 è iniziata. Torino come le altre città cerca di ripartire, ma è dura. Molte attività sono ancora chiuse. Restano preclusi gli incontri sportivi e le scuole non riapriranno fino a settembre. Le persone possono spostarsi senza creare assembramenti e sovraffollare i luoghi.
Così ho pensato che ognuno di noi può scoprire la storia e l’arte che si intrecciano nella nostra affascinante città. D’altronde è un modo per ritrovare fiducia nel futuro. La storia ci ha già insegnato che è possibile rialzarsi anche dopo una gravissima epidemia.
Infatti, tra il 1629 e il 1633 la peste colpì l’Italia settentrionale causando la morte di 1.100.000 persone. Solo a Torino morì il 30% della popolazione. Il Sindaco dell’epoca: Giovanni Francesco Bellezia governò la città in maniera esemplare anche quando rimase solo perché appestato lui stesso. LINK
Allora non potevo fare a meno di chiedere all’amico Gabriele Richetti, torinese doc, nonché ideatore e curatore del blog storico-letterario “Il Vaso di Terracotta” di aiutarmi a rivelare quanto Torino sia una storia a cielo aperto.
Gabriele, pensi come me che la storia e l’arte possano ridare fiducia nel futuro?
Assolutamente sì, cara Luciana. Sono profondamente convinto che la Storia sia un continuo ripetersi di eventi nel tempo, se non uguali, decisamente molto simili tra loro. Studiarla può consentire ai contemporanei di imparare dagli errori commessi e di trarre ispirazione dalle intuizioni del passato. In fondo, come è stato ampiamente sottolineato, non siamo che nani sulle spalle di giganti. E lo stesso si può dire dell’Arte, che per secoli è stata l’equivalente dei nostri social. Per dirla in termini moderni, la Storia dell’Arte è come un gigantesco Instagram a ritroso, l’importante è la voglia di spingersi sempre oltre.
Pertanto, concordiamo sul fatto che la chiusura di musei e luoghi di incontro non significhi non poter approfondire, in modo alternativo, la storia di alcuni angoli della città. Con la progressiva possibilità di tornare a passeggiare, sarà infatti possibile gustarsi alcune chicche, magari meno conosciute rispetto a mete più gettonate, ma che non necessitano di biglietti o code. Ecco allora tre mete alternative “a cielo aperto” per chi avesse voglia di scoprire, rigorosamente a piedi, qualche piccolo segreto della nostra bella Torino.
Gabriele ci illustri 3 “chicche” di Torino?
Vi consiglio di scoprire:
La “maestrina dalla penna rossa” di Largo Montebello
Al civico 38 di Largo Montebello, in un sonnecchiante palazzo dal sapore antico, visse Eugenia Barruero, la maestra elementare che ispirò Edmondo De Amicis per il personaggio della “maestrina dalla penna rossa” di Cuore. Classe 1860, all’epoca del romanzo Eugenia era poco più di una ragazza, dal profondo senso materno e devota ai propri alunni. Quando morì, quasi centenaria, nell’aprile del 1957, venne ricordata da una delle celebri tavole a colori della Domenica del Corriere: giovane, sorridente, ovviamente circondata da una miriade di fanciulli e con una bella penna rossa svettante sul cappello. Sul cancello di quella che fu la sua casa venne affissa nel 1985 una targa commemorativa, visibile ancora oggi: “In questa casa visse La Maestrina dalla Penna Rossa, ricordata nel libro Cuore da Edmondo De Amicis, Eugenia Barruero”. Si consiglia al passante, una volta letta l’incisione, di lanciare una furtiva occhiata all’interno del cancello: tra balconi e panni stesi potrà tornare indietro di un secolo e mezzo, immaginandosi la bella maestrina affaccendata tra le sue mura.
I birrifici Bosio & Caratsch e Metzger, quartiere San Donato
Pochi lo sanno, ma Torino nell’800 divenne la capitale italiana della birra. Nel quartiere San Donato due furono i nomi di eccellenza della (all’epoca) poco conosciuta bevanda.
Karl Metzger aprì il primo birrificio nel 1848 in zona Valdocco, per poi trasferirsi nel 1862 al numero 68 di Via San Donato. Pubblicizzava il suo prodotto come un liquido amaro dissetantissimo e nutrichevole dal sapore speciale. Della birra Metzger si ricorda lo slogan: “Chi beve birra campa cent’anni”.
Di entrambi i birrifici sono visibili ancora oggi le grandi ciminiere, che sorvegliano dall’alto il quartiere.
La Street Art torinese: Borgo Campidoglio e il MAU
Borgo Campidoglio è un quartiere brulicante di vita aggrappato al bellissimo sagrato della Chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori; una sorta di “paese” dei tempi che furono, con la sua chiesa e i suoi caseggiati bassi dove le persone si osservano dai ballatoi, si ritrovano nei cortili a chiacchierare e si conoscono tutte.
All’inizio degli anni ’90, all’interno di un progetto di rivalutazione sociale e urbanistica, si decise di utilizzare alcune pareti degli edifici di Borgo Campidoglio come installazioni fisse del MAU, il Museo di Arte Urbana, primo esempio in Italia di museo urbano permanente a cielo aperto, visitabile gratuitamente semplicemente passeggiando tra le case.
Il MAU conta oggi ben 172 opere, realizzate da 104 artisti. Fanno parte del progetto anche le Panchine d’Autore di Piazza Moncenisio, dedicate a grandi artisti tra cui Mondrian, Haring, Warhol, Pollock, Mirò e Picasso.
Buon tour da me e Gabriele
Tutte le foto interne sono rintracciabili sul blog di Gabriele Richetti ilvasoditerracotta.com
La foto di copertina è di Giosuè Favata