Ancora una volta ci sembra fondamentale sottolineare il profondo legame tra Donne e insegnamento, e questo mese vogliamo farlo introducendovi il personaggio di Emma Castelnuovo. Proprio oggi, 13 Aprile, infatti, ricorre il sesto anniversario della sua scomparsa.
La sua vita
Nata a Roma il 12 Dicembre 1913, e figlia del Matematico Guido Castelnuovo, eredita la passione del padre e si laurea in Matematica nel 1936.
A causa delle Leggi Razziali del 1938, Emma viene sospesa dal ruolo di insegnante di scuola media poichè di religione ebraica. Riuscirà a sfuggire insieme alla sua famiglia ai rastrellamenti nazisti del 1943 e dopo la Guerra tornerà in servizio presso la Scuola Torquato Tasso di Roma fino al 1979.
La straordinarietà di Emma Castelnuovo sta nel suo metodo didattico, mai visto prima. Capisce presto che c’è un forte bisogno di rinnovamento nell’insegnamento della matematica e della geometria.
Per questo motivo pubblica nel 1948 il primo di una lunga serie di libri, intitolato: “Geometria intuitiva”, e svolge per tutta la vita un importante lavoro di ricerca volto al miglioramento della didattica della matematica, intessendo relazioni di collaborazione sia in Italia che all’estero.
Numerosi saranno i volumi da lei redatti, così come la produzione di articoli pubblicati sulle più illustri riviste del settore.
Il lavoro di Emma Castelnuovo
Il riconoscimento dell’importanza del suo lavoro si concretizza anche nella richiesta da parte dell’UNESCO di insegnare in Niger nel 1978 e nel 1980. Anche qui utilizzerà la metodologia da lei introdotta che includeva l’esposizione di “creazioni matematiche” realizzate dai suoi allievi.
La grande innovazione proposta dal suo metodo di insegnamento prevedeva la centralità dell’osservazione della realtà. Si partiva proprio dalla manipolazione di materiali semplici che portavano alla realizzazione di quelle opere. Opere che erano solite essere esposte a fine corso.
In questo senso l’approccio puramente teorico e astratto veniva abbandonato per passare, invece, ad un apprendimento più concreto. Tale metodo suscitava la curiosità e l’interesse dei suoi allievi poichè permetteva loro di viaggiare con la fantasia seppur ragionando e sviluppando il proprio senso critico.
La matematica come creatività, dunque. Una visione sicuramente innovativa.
Per questo motivo i suoi libri didattici sono stati tradotti in diverse lingue e adottati come volumi in molte scuole sparse per il mondo.
E in un momento in cui la nostra Scuola sta attraversando delle grandi difficioltà, e l’impegno degli insegnanti continua ad emergere, anche in condizioni svantaggiose come quella attuale, non potevamo che dedicare Lo Specchio di Venere a un’altra grande insegnante ed educatrice.